UNA PROPOSTA ARCHITETTONICA PER L’EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO A POTENZA

 

Il tema di questo articolo è una proposta di recupero storico-architettonico. Quando, in un articolo passato, parlammo del convento di San Francesco, affrontammo il tema, con grande trasporto, ma anche con una punta di amarezza. L’architettura della chiesa di San Francesco e dell’ex convento, come fu detto, possiede una sua storia, molto travagliata, determinata, spesso, da tutta una serie di avvenimenti; in primis, quelli tellurici, che hanno letteralmente sconvolto nel corso dei secoli  il volto non solo della chiesa, ma dell’intera città. L’opera dell’uomo, come detto più volte, ha fatto il resto, ma rivolgendo il suo sguardo più alla struttura conventuale che a quella della Chiesa, visto che nel periodo che va dai primi anni del 1800 fino alla prima metà del 1900, è quella che ha subito maggiori stravolgimenti. L’area dell’ex convento, che è la stessa che oggi occupa il palazzo della Prefettura, ci dà un’idea di come il complesso conventuale, fosse esteso. Per la città di Potenza, tale struttura rappresentò nel 1265, non solo una icona religiosa di straordinaria importanza, ma un punto di riferimento per un’intera comunità. Essa offriva, già nel Medioevo, un contributo notevole alla sopravvivenza della popolazione di Potenza, non solo come rifugio, ma anche come “linea difensiva” in caso di attacchi esterni. Ciò perché il perimetro del convento coincideva con quello delle antiche mura medievali. Il chiostro, costruito inizialmente nel 1265, fu successivamente ristrutturato dal conte Guevara nel 1500, con uno stile tipicamente rinascimentale, nel 1816 era ancora integro. Nel secolo scorso, un terremoto ed un successivo incendio minarono la struttura stessa del chiostro e se ne decise così la demolizione. Poi nel 1940, un ulteriore crollo, demolì parte dell’attuale ala superstite, corrispondente al portichetto esterno verso il campanile. Oggi tutto questo andrebbe riproposto e rivalutato sulla base di quello che ne rimane. Come, ad esempio, il fronte opposto al portico attuale, dove le arcate del 1500, sono al momento attuale “occultate” nella muratura dell’ex tribunale. L’idea nasce dalla volontà di creare il giusto dialogo tra la Chiesa e lo spazio attiguo, ma anche dal bisogno di cercare un rapporto visivo e storico con l’attuale Piazza Prefettura. Quest’ultimo punto è fondamentale per la lettura urbanistica della città antica. Dal 1840 ad oggi, questa unità di luoghi è andata perduta ed il vecchio convento Francescano, o ciò che ne rimane, sembra relegato ad un ruolo architettonico secondario. Logicamente solo in parte ciò è vero; la Chiesa ed il campanile di San Francesco restano e sono icone medievali di primissimo rilievo, forse, uniche nel panorama architettonico del 1200. I lavori di ristrutturazione dell’edificio attiguo, destinato a vecchio tribunale, fino a pochi anni fa hanno rimesso in luce parte delle arcate dell’ala del vecchio chiostro, che prima erano “occultate” nella muratura. Restano così due realtà architettoniche da rivalutare, quella del chiostro, e lo spazio attiguo, ora terra di nessuno, o, meglio, relegato a parcheggio. Tutto questo non ha alcuna logica, laddove ce ne fosse realmente una. Ecco, dunque, l’idea; rivalutare questi spazi, donargli la giusta visibilità, un decoro, una funzione, senza essere invasivi, ma con equilibrio. Personalmente parlo sempre del grande Carlo Scarpa, architetto dal grande gusto museografico, chiamato più volte ad intervenire su realtà architettoniche molto particolari (Museo di Castelvecchio a Verona, Palazzo Abatellis a Palermo, etc.). Ebbene, anche quando vi è una traccia, un manufatto architettonicamente rilevante, come ad esempio San Francesco a Potenza, si può intervenire, anzi si deve. Come? Attraverso un percorso museografico e spaziale che ripresenti le vecchie tracce architettoniche. Si entra attraverso l’ala superstite del chiostro della Chiesa di San Francesco, attraverso un pavimento leggermente rialzato di pochi centimetri, in pietra locale posta a losanghe, in maniera tale che il visitatore senta attraverso il leggero suono del suo camminare il passaggio storico e la dimensione onirica del luogo, sospeso tra medioevo ed era attuale. Il percorso mette in luce, in una sorta di passeggiata museale, gli attuali resti architettonici e le epigrafi in esso esposte. Da qui, si decide, giunti a ridosso del poderoso campanile, o di uscire e percorrere a ritroso su un pavimento in pietra il percorso “virtuale del chiostro”, oppure di entrare nel piccolo edificio attiguo, a ridosso del campanile, utilizzandolo anch’esso come spazio museale sulla storia della Chiesa e del convento di San Francesco. Al centro del chiostro, una vera d’acqua, bassa in pietra, richiama l’antica posizione dei pozzi nei monasteri e conventi francescani. Seduti li, ascoltando il suono lasciato da un rigolo d’acqua che si riversa nella piccola vasca, si gode lo scorcio prospettico della piazza, la relazione della Chiesa con la città ed il magnifico campanile.

 

DOMENICO VIGGIANO

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