Il Capodanno a Potenza era una scommessa che sembrava prima impensabile e, poi, a fortissimo rischio. Invece, sconfiggendo clamorosamente i pronostici di tante ‘anime perse’ e di tanti esperti turistici, che campano esclusivamente di studi o di altre prebende clientelari erogate dalla Regione Basilicata per affinità di partito, non solo Potenza ha egregiamente svolto il suo ruolo di padrone di casa della festa, assumendosi la responsabilità enorme di dare il Buon Anno Nuovo a tutta l’Italia, ma lo ha fatto talmente bene da meravigliare tutti, a cominciare dai più alti dirigenti nazionali della Rai, che hanno elogiato la platea potentina e la città. Ovviamente, volendo trovare delle imperfezioni si riesce sempre a trovare qualcosa. Poi, dipende da quale angolo visuale si osservano le cose. Dal nostro specifico angolo potentino o anche da quello personale di chi scrive, non si tratta di muovere delle piccole critiche, ma solo di far notare che in due momenti della lunga kermesse si poteva fare meglio. Per esempio, la descrizione delle attrazioni della città è stata brevissima e troppo frettolosa, tanto frettolosa che nelle immagini su Potenza si è infilata, non si sa come, anche una immagine di Ferrandina. Di Potenza e delle sue non poche attrazioni si è mostrato, sì e no, il quindici per cento. L’altra cosa che si poteva valorizzare meglio è stato il collegamento con Amatrice. Per cominciare, si poteva dire al grande pubblico nazionale che quel collegamento aveva un suo senso speciale non solo perché la Rai aveva deciso di dare un tono più serio al suo Capodanno del 31 dicembre 2016, ma anche perché, guarda caso, Potenza è gemellata proprio con Amatrice. In altri termini, dei quattro gemellaggi che ha contratto Potenza, l’unico che ha con un comune italiano è, incredibile combinazione, proprio con Amatrice. In Italia siamo gemellati solo con Amatrice! Si poteva valorizzare ed evidenziare questo fatto. Ma, soprattutto, si poteva, dopo aver fatto rilevare la singolare coincidenza del gemellaggio già stipulato precedentemente al terremoto con l’amabile paesino sabino, lanciare dalla piazza un messaggio dal fortissimo valore simbolico. Si tratta di questo. All’epoca del nefasto terremoto del 1980 l’immagine dell’orologio spezzato di Piazza Prefettura a Potenza fece il giro del mondo. Il 31 dicembre 2016, a distanza di 36 anni da quei tragici fatti, l’immagine del grande orologio del Palazzo del Governo di Potenza avrebbe potuto avere un altro significato. Poteva significare, per tutti (potentini, lucani e resto del mondo), un’altra cosa. Quell’orologio andava messo sotto i riflettori per qualche minuto e indicato a tutta Italia, ed oltre, come un simbolo di speranza e di ripresa. Con il saluto all’Anno Nuovo, dalla piazza di Potenza, la piazza di una città martoriata e condizionata dai terremoti come quasi nessun’altra in Italia, poteva partire un messaggio ancor più forte, un messaggio dal fortissimo significato che avrebbe raggiunto anche tutti i centri, grandi e piccoli, dove il terremoto ha seminato rovina e distruzione. La sera del 31 dicembre 2016 Potenza ed il suo orologio avrebbero potuto dire a tutti gli italiani che dai terremoti ci si può riprendere, che dopo i terremoti si può rinascere. Potenza ne è la conferma e la dimostrazione. Questo concetto l’ho espresso sulla pagina ufficiale Facebook della rivista il 18 dicembre scorso. Avrebbe potuto essere lanciato da Piazza Prefettura, avrebbe potuto essere raccolto. Invece, l’ha raccolto solo il Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata, Mollica, che l’ha scritto e ripetuto pari pari alla stampa in occasione della presentazione della serata, il giorno 30 dicembre nel Salone degli Specchi del Teatro Stabile. Ovviamente, guardandosi bene dal dire dove aveva preso questa riflessione. Evidentemente, il dovere di citare le fonti originarie è un optional in questa regione. Non è la prima volta in queste ultime settimane che mi capita l’esperienza di leggere cose mie o della rivista fatte scorrettamente proprie da altri, senza il riconoscimento della paternità intellettuale. Pazienza, dovrò abituarmi e farmene una ragione. Comunque, a parte questo piccolo fatto personale ed a parte quelle piccole imperfezioni durante il programma, il Capodanno trasmesso da Potenza ha riscosso un grandissimo, imprevedibile, successo. Il più riuscito degli ultimi quattro anni, a detta dei dirigenti Rai. Felicità da parte dei presentatori e dei massimi dirigenti RAI per lo share e per i 10 milioni di audience a mezzanotte. Felicità da parte di una città che l’altra notte ha, in parte, riscoperto se stessa e, in parte, scoperto per la prima volta delle cose importanti su se stessa. Sarebbe troppo semplicistico, comunque, contentarsi dell’ottimo dato dell’audience senza cercare una, almeno sommaria, spiegazione del grande successo del Capodanno a Potenza. Una serata che non è stata disturbata da sms volgari, da errori nel far scoccare l’orario della mezzanotte, dalle pacchianate rustiche, diciamo così, e basilische di Papaleo e dal goliardismo provinciale in cui è caduto l’anno scorso il pur ottimo Renzo Arbore, il quale quest’anno in Piazza Prefettura si è guardato bene dall’arruffianarsi il pubblico gridando che il potentino è il massimo che c’è perché proprio e prima di tutto il pubblico potentino non avrebbe gradito. Quest’anno anche lo spettacolo è stato più bello ed interessante con un innalzamento della qualità musicale ed artistica. Perché, quindi, questo successo? Non ho nessun’altra spiegazione plausibile, se non quella che tutti i fattori (spettacolo ed artisti proposti dalla RAI, paesaggio della piazza, toni del pubblico, atmosfera) hanno, tutti insieme, congiurato positivamente a favore della eleganza. In altri termini, sono andati tutti insieme, armonicamente, nella direzione del genius loci di Potenza. E questa è la cosa che ha colpito più di tutte chi non conosceva Potenza. Questo feeling collettivo poi si è sentito in modo vibrante, commovente durante l’esecuzione del noto brano degli Spandau Ballet cantato da Tony Hadley. In quel momento, e lo si sentiva anche guardando la trasmissione stando davanti al televisore a centinaia di km. di distanza, l’elegante e bel salotto ‘borghese’ di Potenza era attraversato da un feeling magico. ‘Magic in the air’.
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C’è qualcosa di magico nell’aria. Ma non c’è solo dalla serata del 31 dicembre scorso. Quel momento è stato il più risonante, il più emozionante, ma passata la festa l’effetto è destinato a svanire, come spera e prevede (male) il gufo antipotentino. O il basilisco, che spesso è lo stesso gufo. No, niente affatto. Chi la pensa così non ha capito nulla. Dorme da nove o dieci mesi e non ha colto niente di tutto quel fitto reticolo di emozioni, idee, contatti, nuove sensazioni, scoperte, revisioni, iniziative che si sta dipanando ed intensificando a Potenza da marzo-aprile in poi. Il momento del Capodanno è stato solo la ciliegina sulla torta, il momento culminante, ma non certo un fatto a sé stante; non ha costituito solo una felice ma isolata parentesi. E’ stato, invece, il momento culminante di un lento e progressivo movimento sotterraneo, che è andato sempre più prendendo coscienza di sé e delle sue possibilità; in definitiva, delle possibilità di questa ‘strana’ e singolare città chiamata Potenza. Si tratta di un movimento ancora dai contorni vaghi, ma che andrà assumendo tratti sempre più precisi nel corso di questo 2017. Anche e soprattutto per iniziativa del gruppo di ‘Potentia Review’. Ricordando l’umore collettivo della città l’anno scorso, proprio verso gennaio, non c’è da credere al fatto che dopo solo un anno il quadro generale si stia ribaltando così clamorosamente ed inaspettatamente. Dove c’era depressione ora sta nascendo vero entusiasmo. Varie circostanze avevano quasi annullato la fiducia dei potentini in se stessi, ma, soprattutto, vari soggetti fisici ed istituzionali erano quasi riusciti a realizzare il loro piano di distruggere l’autostima ed il morale dei potentini e mica solo questo. Non parlo solo dell’immagine di se stessi, ma della propria città. Una città, Potenza, svilita e tradita, offesa quotidianamente e, soprattutto, sbeffeggiata ed attaccata continuamente all’interno di questa stessa regione da gente insignificante. Ed invece Potenza, come tante altre volte è accaduto già nella sua lunghissima e nobile storia (i basilischi non hanno nemmeno la più pallida idea di quanta storia abbia questa città), storia vera, sta rinascendo progressivamente dalle sue ceneri, sta uscendo da un silenzio culturale, e non solo culturale, che dura ormai da troppi decenni. Il lavoro continuerà da domani più intenso, organizzato e convinto di prima perché si riparte un anno dopo da una base già solida. Non certo da sotto zero come nel gennaio del 2016. Il movimento culturale di rinascita e di rivalutazione culturale, estetica, artistica, identitaria, storica, turistica saprà fare molto di più rispetto alla già ottima azione svolta in questo incredibile anno di svolta.
PINO A. QUARTANA