Il declino di Potenza è un dato naturale determinato dalla congiunzioni astrali o è causato dall’uomo? Uno dei luoghi comuni diffuso ad arte dai basilischi, anche dall’enclave potentina dei basilischi, è quello di considerare il capoluogo un luogo brutto, senza storia e senza vocazione turistica. Queste false rappresentazioni denotano una completa ignoranza delle bellezze e dei beni culturali della città e contrastano con lo sguardo attento del visitatore, privo di pregiudizi, del centro storico, che lo apprezza come un luogo magico ed attraente. Potenza ha una sua storia bimillenaria ed una identità per molto tempo calpestata e derisa, di cui bisogna prendere atto per avviare qualsiasi politica di ricostruzione e rilancio, coinvolgendo tutte le componenti della società e riducendo la supremazia di una classe dirigente inadeguata e superata dalla crisi dei due pilastri su cui si è retta fino ad oggi la città: il settore edilizio ed il pubblico impiego. La crisi economica e sociale che si sta protraendo da quasi un decennio richiede l’adozione di un progetto a lungo termine che valorizzi tutte le potenzialità esistenti nella nostra comunità potentina e recuperi i saperi e le conoscenze, l’economia della cultura, per fondare su nuove basi il risorgimento della città; sui valori della competenza, del merito, delle capacità, della tolleranza, della condivisione, di libertà e giustizia sociale. Su queste basi la bistrattata Potenza può spiccare il volo. La prima opera da mettere in campo è smontare i luoghi comuni diffusi per creare un ambiente di sfiducia. La città è vittima da troppo tempo di superficiali generalizzazioni che fanno di ogni erba un fascio, è vittima di una omologazione dilagante che non valorizza le differenze, che mortifica il pluralismo e, quindi, anche il sano confronto, le discussioni sui contenuti e non sulle persone. I ‘basilischi’ sono in agguato, pronti ad instillare diffidenza, sospetto, dubbi, discredito sui cittadini e sulla città per poter meglio “governare” in maniera occulta i destini di Potenza e della regione. Riformulo la domanda; il ruolo del capoluogo è un destino voluto dalle élites o dalla società? Per fare chiarezza bisogna prima partire dalla classe dirigente: i “decisori”. Potenza è volutamente sottovalutata sul piano istituzionale, mediatico, culturale e storico. Sul piano istituzionale Potenza è stata bistrattata e martoriata dalla Regione Basilicata. La qualità della vita è stata ridotta nonostante le ingenti risorse impiegate sui trasporti pubblici e la mobilità. Discutibile anche la gestione delle politiche culturali dove ha prevalso un taglio culturale autoreferenziale, che ha privilegiato la fruizione locale sulla produzione (Potenza città cultura?) con tiepida valorizzazione della pregevole arte lucana del 1800 e del 1900, con scarsa valorizzazione dei beni culturali della città: Museo Archeologico Nazionale, presenze della civiltà romana (ponte Romano, villa Romana, struttura urbana centro storico, epigrafi, decumani…), l’itinerario delle chiese (la tela del Ricca a Santa Maria del Sepolcro, S. Francesco , S. Michele, cattedrale di San Gerardo…). Mancata valorizzazione anche di quella formidabile icona della modernità di Potenza rappresentata dal ponte Musmeci, che deve essere collegato al parco fluviale del Basento. E, poi, il finora mancato recupero a parco dell’ex area Cip Zoo. Non cito tutte le altre attrazioni non rilevate (a volte, mai rilevate) o dimenticate della città. Le “dimenticanze” regionali e del suo braccio operativo in ambito turistico regionale, l’APT, si sono evidenziate in occasione della diffusione della Guida sulla Basilicata, distribuita dal settimanale ‘Sette’ del Corriere della Sera a fine agosto 2015 da cui era assente il capoluogo. Guida finanziata dalla Regione Basilicata con dodici pagine pubblicitarie, senza neppure menzionare il capoluogo, ricco di beni culturali, di identità e storia, di una cucina, quella potentina, di rilevanza nazionale. Il PON CULTURA E SVILUPPO, programmazione 2014-2020, predisposto dal MIBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) esclude Potenza ed il suo Museo Nazionale Archeologico dal finanziamento degli Assi prioritari destinati alle cinque regioni meridionali (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia ). Sono stati finanziati il Museo di Melfi, il Polo museale di Matera, l’area archeologica di Grumento ed il museo di Grumento, l’area archeologica di Metaponto. La scelta non tiene conto delle condizioni di contesto della fruibilità ed accessibilità dei luoghi , che attribuiscono a Potenza ed ad un suo attrattore turistico-culturale, il Museo Nazionale Archeologico ‘Adamesteanu’, un peso notevole non “rilevato” dalla classe dirigente nazionale e locale. I dati oggettivi che smentiscono i luoghi comuni, diffusi ad arte per delegittimare Potenza, sono:
1. Gli indicatori sul turismo per la città di Potenza quali l’indice del turismo nei mesi non estivi (giornate presenze per abitanti residenti) ed il tasso di turisticita’ (giornate di presenza totali per abitanti) indicano, rispettivamente, per gli anni 2014 e 2015 i seguenti indici 0,55 e 0,59 – turismo non estivo – e 0,84 e 0,91 – tasso turisticita’. I due indici sono in crescita dal 2014 al 2015 e sono superiori il primo rispetto alle provincie di Reggio Emilia, Caserta, Cosenza, Reggio Calabria e Bat – Barletta, Andria e Trani; il secondo rispetto alle provincie di Reggio Emilia, Avellino e Bat.
2. I dati 2015 sugli arrivi in città (36.791) e le presenze turistiche (60.857) sono in crescita dal 2012 rispettivamente di + 7,57% e di + 14,57%.
Anche la permanenza media dei turisti a Potenza è passata da 1,62 giornate di permanenza del 2014 a 1,65 del 2015, eguagliando la permanenza media di Matera, che ha notevolmente incrementato gli arrivi e le presenze turistiche nel 2015, ma presenta un turismo ‘mordi e fuggi’, perché la presenza turistica è pari a 1,65 giornate. La media di permanenza di Matera è, quindi, uguale a quello del capoluogo, che, però, non ha usufruito di alcun battage pubblicitario, per non dire altro. La componente turistica straniera ha raggiunto performance a due cifre: incremento degli arrivi stranieri dal 2012 al 2015; + 47,7% arrivi e + 56,06% le presenze.
3. I visitatori dei beni culturali e dei musei potentini sono stati nel 2014 pari a circa 8.000, nonostante il Museo Archeologico Nazionale non venga né valorizzato né pubblicizzato.
Tutti questi dati evidenziano la grande potenzialità turistica del capoluogo, che richiede politiche adeguate e non trascuratezza.
La montagna, invece, ha partorito un topolino: una pregevole guida della città ed un sito Web, insieme al Comune, con possibilità di inserimento di tutte le attivita’ commerciali ed artigiane (una specie di pagine gialle?). Il problema non è la guida singola, ma la rete ed il sistema turistico della regione, che, come una orchestra, è formata da vari strumenti, che hanno una loro peculiarità ed un loro suono specifico; la sinfonia è data dalla fusione sonora di tutti gli strumenti. Se si vogliono allungare la permanenza e le presenze dei turisti è necessario promuovere guide comprensive dell’intera orchestra, senza escludere i violini o il direttore d’orchestra. Altrimenti anche il treno di Matera Cultura 2019 diventa lo specchio di un turismo ‘mordi e fuggi’, non aumenta la permanenza in regione del turista e c’è il rischio concreto di avvantaggiare lo sviluppo turistico delle regioni limitrofe. La “dimenticanza” di Potenza è ancora più accentuata dai media comunicativi e, in particolare, dal TG3, che rappresenta lo strumento fondamentale per lo storytelling o narrazione della identità, della storia , dei segni culturali, del genius loci di un territorio. È evidente lo squilibrio informativo tra Potenza e Matera, non giustificato. Né può essere contestata di campanilismo o antagonismo la denuncia di tale asimmetria: è un dato di fatto, forse, perché, ed in questo sono d’ accordo con Pino A. Quartana, è la scelta di una “regia” espressione di una cultura basilisca e provinciale, anzi strapaesana, che decide i ruoli ed i destini delle comunità.
Molto si potrebbe dire sul ruolo centrale di Potenza per la Lucania nel corso dei secoli, dal periodo italico, dal periodo romano, nel medioevo, nell’epoca moderna e contemporanea. Potenza è sempre stato un centro politico-culturale progressista e di respiro europeo con la partecipazione alla rivoluzione partenopea, al Risorgimento, all’unità d’Italia, alla formazione del ceto intellettuale del 1800 e 1900. Potenza è stata sede di un liceo classico che ha festeggiato l’anno scorso i duecento anni della sua istituzione, è sede dell’unico teatro regionale di valore storico-artistico – il teatro Stabile- e che ricalca in miniatura il San Carlo di Napoli. L’economia della cultura può svolgere un ruolo strategico per il capoluogo, ma partendo dall’affermazione della storia e dell’identità della nostra città: Potenza.
MARCO TROTTA
(Nella foto: Le Mura e le Torrette del periodo aragonese in Via Due Torri – Potenza)