Un’idea di Città. Se ne parla tanto in maniera astratta, senza mai declinare nel dettaglio il cosa e il come, o, meglio, questa è la modalità con cui la “classe dirigente” pensa di svolgere il suo mandato. Fortunatamente Potenza è abitata dai suoi cittadini che, viceversa, sanno bene che cosa vorrebbero e sono pronti a farlo presente, come è successo nel caso del Parco della Città, la proposta di sostituire la vecchia area degradata della Cip Zoo con un grande parco urbano a servizio della città e dell’hinterland potentino. Come sempre, ogni idea parte da un piccolo nucleo di volenterosi, ma mai come in questo caso la collettività potentina si è espressa in maniera massiccia e chiara; oltre 10.000 firme di cittadini depositate presso la Regione Basilicata per chiedere che l’area ex-Cip Zoo diventi un grande parco urbano: un’idea semplice, quella di sostituire il pieno col vuoto, il cemento privato con gli spazi pubblici fruibili per tutti, il malessere con il benessere. Ma, si sa, i politici sono come le canne. Si piegano al vento per tornare, poi, diritti sulle loro posizioni e quando accade, come in questo caso, che il vento è impetuoso (oltre 10.000 firme fanno impressione), allora, la tecnica diventa quella del tempo, del lasciar trascorrere il tempo lasciando che la gente dimentichi, per poter poi tornare agli obiettivi veri, quelli della speculazione redditizia, quelli degli ‘amici degli amici’. Da Potenza per arrivare a Londra è necessario percorrere 2217 km circa; ci vogliono circa ventidue ore di viaggio a volerci andare con l’auto cosicché un uomo che camminasse per otto ore al giorno raggiungerebbe Londra in cinquantasei giorni, circa due mesi. La distanza da Potenza a Francoforte è minore, solo 1650 km per circa quindici ore di viaggio in auto e una corrispondente passeggiata di quaranta giorni circa. Vi starete domandando che c’entrano Londra e Francoforte con Potenza? Se ci si fermasse alla semplice constatazione della pochezza della classe dirigente locale o delle scelte di organizzazione della nostra città, sarebbe facilissimo rispondere alla domanda con un sonoro NULLA, ma, indipendentemente dalla pochezza degli amministratori pubblici che si sono succeduti, la nostra città e la nostra regione ospitano una comunità di persone che aspira a migliorare, per cui io mi permetto di dire, invece, molto, moltissimo. Green Belt, GrünGürtel, cintura verde, sono criteri che rappresentano la maniera concreta con cui, in altre realtà, ahimè molto più evolute, si è risolta la problematica della progettazione dei paesaggi di limite. Nel 1580 la Regina Elisabetta I mise sotto tutela tremila appezzamenti, vietando ogni edificazione per un raggio di tre miglia dalle porte della Città, nel 1657 il Parlamento Inglese emanò una legge per limitare l’edificazione entro un limite di 10 miglia. Negli anni ’30 Raymond Unwin introdusse l’idea di Green Girdle ed inquadrò il concetto di cintura verde in termini di spazio aperto legato alle esigenze ricreative. Negli anni ’40 Patrick Abercombie nel suo Greater London Plan riassunse le tre finalità principali: preservare il suolo alle attività agricole, controllare la crescita urbana e fornire aree ricreative alla popolazione. Questo breve riassunto evidenzia come sia ben poca cosa la distanza geografica che divide Potenza da Londra rispetto alla distanza culturale tra le classi dirigenti quella sì veramente incolmabile. Nel 1940 il Greater London Plan propone una cintura di aree agricole, boscate e ricreative di circa cinque miglia di profondità (che in sede di approvazione delle autorità locali è stata ampliata tra 6 a 10 miglia) caratterizzata da uno status di green belt land in cui vigono limiti di edificabilità. L’espansione urbanistica di Potenza è giunta ben oltre 400 anni dopo la decisione di Elisabetta I e ben dopo le idee di Unwin o di Ambercombie, incapace di preservare quel poco di bello e di antico c’era nel centro storico, costruendo palazzoni di cemento in adiacenza alle antiche porte della Città, figuriamoci se mai potesse essere capace di pensare alla progettazione dei paesaggi di limite. Non siamo gli unici ad essere in ritardo, gli efficienti tedeschi di Francoforte ci arrivano del 1990 quando costituiscono il GrünGürtel Projectbüro per progettare il loro paesaggio di limite, lo fanno con un grande seminario internazionale nel quale sono coinvolti professionisti esperti e un grande concorso di idee rivolto ai cittadini. Nel 1991 è approvata la Carta Costituzionale del GrünGürtel e nel 1992 si costituisce la società GrünGürtel Gmbh, all’avvio del piano di lavori sono previsti investimenti per oltre 22 milioni di euro. A distanza di venti anni sono stati posti in salvaguardia 8000 ettari di territorio pari a quasi un terzo del territorio comunale di Francoforte, la cintura verde comprende dodici parchi pubblici, tredici passeggiate, piste ciclabili per circa 130 km. pedonali. Il GrünGürtel è un processo, supportato politicamente ed economicamente, in grado di costituire il quadro strategico di riferimento di interventi progettuali specifici, la cui sostenibilità economica è assicurata dalla limitazione dell’acquisizione pubblica ai parchi ritenuti elementi cardine del sistema e la messa in atto di modalità di incentivazione con i privati proprietari delle aree limitrofe cooptati nella politica di recupero e valorizzazione delle risorse naturali e culturali. A Potenza, nello stesso periodo, si edificava l’area di Macchia Romana (!). E’ singolare come mentre i cittadini semplici hanno immediatamente collegato gli elementi del puzzle, amministratori, politici, politicanti e galoppini abbiano fatto finta di non capire (o non hanno capito davvero?) che l’inserimento del tassello del Parco di Città potrebbe rappresentare una rivoluzione copernicana negli assetti di sviluppo di tutta la valle del Basento prospiciente la Città di Potenza. Parco Rossellino a monte, Parco della Città a valle, Parco fluviale del Basento si integrano perfettamente costituendo un sistema di pianificazione del settore di limite della città; integrati in quanto permeabili l’uno all’altro e in grado di operare una rivalutazione di quell’area sul piano economico affidandole il ruolo di contenitore di servizi ricreativi e culturali pubblici ma anche, perché no?, privati. Le tre aree costituiscono la cintura verde di Potenza, che potrebbe essere, attraverso il corridoio del Parco Fluviale del Basento, integrata con l’area dell’ex-depuratore nei pressi della Ex Magneti Marelli e addirittura aspirare e riconnettersi verso est con il Parco S. Antonio La Macchia riqualificando l’intera area meridionale della Città di Potenza ed aprendo lo spazio anche ad una edilizia residenziale più a misura d’uomo da integrare con sistemi convenzionati e perequazioni alla cintura verde della città secondo lo stile usato, ad esempio, per la città di Ravenna. Chi lo dice che i numerosi capannoni attualmente presenti nell’area devono ineluttabilmente rimanere vuoti o destinati ad ospitare officine o rivendite di materiali edili? L’area del Pantano è un piccolo esempio, al ribasso – come sempre nella nostra città – di quello che potrebbe accadere. Il flusso costante di utenti dell’area naturalistica ha portato alla creazione di innumerevoli attività ricettive, bar, ristoranti, aree attrezzate che producono reddito. Reddito che, con tutta la simpatia per i nostri cugini di Pignola, di fatto viene trasferito da Potenza a Pignola, reddito che potrebbe far crescere l’area del Basento portandola lentamente a reintegrarsi nella città arrivando anche, ma alla fine, solo alla fine, ad ospitare aree edificate, recuperando aree attualmente occupate da attività industriali sempre più marginali e sempre meno compatibili con la città. Con un flusso costante giornaliero di centinaia di persone al suo interno il Parco della Città potrebbe costituire l’attrattore principale di investimenti nel settore delle attività ricreative e di tempo libero, determinando la lenta trasformazione della sua destinazione verso un uso economicamente produttivo e non legato ai capricci del mercato industriale ma ancora alla stabile richiesta di spazi ricreativi che una città di 70.000 abitanti sarebbe in grado di garantire. Il Parco della Città potrebbe essere una grande occasione di riscatto di Potenza ma, a dispetto della proposta insita nell’idea, a dispetto del gradimento incontrato nella cittadinanza, tutto tace. Sussurri a mezza voce parlano di problemi, di Corte dei Conti, di debiti. Sono gli stessi sussurri che finanziano milioni su milioni il carrozzone politico-festivaliero di Matera 2019, oppure che continuano a bruciare fondi su iniziative ad uso dei soliti noti che producono molta ‘fuffa’ sui socialnetwork e zero posti di lavoro. Io confido nel fatto che i cittadini di Potenza non dimentichino, confido nel risveglio della coscienza identitaria dei potentini e, quindi, nel fatto che i palazzinari e i loro amici politici (che aspettano che la mela sia matura per coglierla dall’albero) si rassegnino a lasciare quegli spazi della ex Cip Zoo alla programmazione democratica, e dal basso, della bellezza della città da parte dei suoi cittadini, dei suoi giovani, di coloro che la amano. Confido di cuore nel fatto che questa sia la volta buona in cui si riesca ad archiviare l’epoca della borghesia affamata che ha distrutto questa città. Il giorno 8 maggio scorso quelli del Parco sono tornati in piazza con musicisti, attori, associazioni, artisti, tutti insieme, insieme alla città, insieme agli amministratori che ci credono e che vogliono esserci, tutti insieme per scrivere una lettera al Presidente della Regione Basilicata, Pittella (titolare dei terreni dell’ex Cip Zoo) chiedendo con forza che la Regione Basilicata si faccia parte dirigente per dare a Potenza ciò che i suoi cittadini chiedono; una svolta. Per la prima volta, una parte consistente della popolazione ha fatto una proposta. Nessun circolo di propositori interessati, nessuna speculazione, ma solo una richiesta per tutti, un grande progetto per dare una svolta di indirizzo socio-economico ad un’area che, per scelte passate, da essere la culla della nuova Potenza è diventata un’area marginale. Solo in malafede non si possono vedere tutte le buone prospettive insite in questa proposta. Mi sarebbe piaciuto davvero poter dire al Presidente Marcello Pittella le seguenti parole; Marcello ci pensi bene, questa è una grande occasione, l’occasione di lasciare un segno, di dare un indirizzo di svolta, un segnale di attenzione alla città capoluogo da cui tutti hanno preso qualcosa e pochi, pochissimi, hanno dato. Ma, in verità, dopo che abbiamo raccolto oltre undicimila firme su una petizione, dopo che con “Lettere dal Parco” abbiamo raccolto oltre seicento lettere di cittadini di Potenza in una sola giornata, nel momento in cui abbiamo chiesto alla segreteria del Presidente un appuntamento non è successo nulla. Abbiamo inviato mail di richiesta, ma niente, neanche una risposta di cortesia. Il Presidente Pittella non ha dieci minuti per riceverci, non ha la cortesia di far almeno finta di ascoltare i cittadini di Potenza. Buona Basilicata a tutti.
GIAMPIERO D’ECCLESIS