Per cominciare ad introdurre gli argomenti del presente studio occorre che il sottoscritto fornisca al lettore qualche cenno propedeutico all’inedito e complesso svolgimento. Cominciamo da Montocchio. Cosa è Montocchio? E’ una contrada, una delle tante contrade rurali del Comune di Potenza. Montocchio è una piccola e quasi totalmente sconosciuta parte di Potenza, del Comune di Potenza. Questa Contrada si trova a circa sei km. dal centro abitato e da Via Pretoria. Anche se sconosciuta ancora ai più, anche se sconosciuta persino all’interno del suo stesso Comune, Montocchio è una parte molto interessante di Potenza, per quanto piccola e relegata ai suoi estremi confini. La prima cosa interessante di questa contrada è che rafforza, in un certo senso, quella che è già una delle caratteristiche peculiari di Potenza. Se Potenza è ritenuta la città più alta d’Italia (sebbene non il capoluogo più alto d’Italia, che è Enna), Montocchio conferisce a Potenza ancor più altezza. Montocchio si situa ad un livello del mare che va dagli 800 metri minimi (mentre nel centro abitato 819 è il massimo e si tocca a pochi metri dalla Basilica Cattedrale di San Gerardo) ai 1.150 metri massimi. Inoltre, Montocchio è abitata da discendenti di coloni aviglianesi che hanno condotto piccoli e quasi impossibili appezzamenti agricoli. Ma siccome siamo a Potenza, ad un certo punto Montocchio venne acquistata da un esponente di una notissima famiglia potentina; i Viggiani. Questa gens potentina convinse i contadini provenienti da Avigliano a lavorare per un progetto del tutto nuovo ed al quale i poverissimi contadini non avrebbero potuto porre mano da soli. Nacque la Fattoria Viggiani, uno degli esempi più mirabili del riformismo agrario potentino e lucano. Lo spirito progressista potentino, che si misurava non più solo nel centro abitato, ma anche nelle sue vastissime campagne, nella quasi inospitale montagna potentina, si manifestò, per volere del professor Gioacchino Viggiani, anche in questa contrada. Gioacchino Viggiani nacque a Napoli nel 1902. Si laureò in Agraria e fu ben presto docente di Agraria in varie Università italiane. Poi, dopo poco tempo, lasciò la carriera universitaria e si trasferì a Potenza, dove acquistò, proprio in contrada Montocchio, vasti appezzamenti di terreno. Potenza lo accolse di buon grado e lo colmò di cariche ed onori. Fu Presidente della Cattedra Ambulante di Agricoltura della provincia di Potenza, a soli 28 anni, Segretario del Sindacato. Fu anche Podestà di Potenza. Nel 1945 fu nominato Capo dell’Ispettorato Agrario Compartimentale della Lucania dal Ministro dell’Agricoltura del gabinetto Bonomi e ricoprì tale carica per due anni, fino all’avvento del nuovo Ministro dell’Agricoltura, il comunista Fausto Gullo.
Fu per pochi mesi, nel 1946, Presidente del Comitato Provinciale della Democrazia Cristiana a Potenza e fece includere nella lista per la Costituente Emilio Colombo, contro il volere dei notabili democristiani locali. Prese parte a Roma al Congresso della DC, durante il quale si manifestò la maggioranza repubblicana. Nei giorni romani fu ricevuto al Quirinale dal re Umberto II, insieme a De Stefano, al barbiere Marotta ed altri monarchici lucani. Dopo il referendum del 3 giugno, avendo votato per la monarchia, ed essendo riuscita vittoriosa la forma repubblicana, si dimise dalla Democrazia Cristiana. Viggiani diventò potentino ed a Potenza mise su famiglia. Morì nel 1983. Il suo nome è legato, oltre che a tutte queste vicende ed a tutte le cariche che ricoprì a Potenza, alla sua fattoria modello potentina, quella precisamente situata a contrada Montocchio e che cominciò la sua attività negli anni ’30 del 1900, negli anni del Fascismo. La Fattoria ebbe una durata di quarant’anni. Per descriverla userò le sue stesse parole.
“La mia proprietà attuale è di circa 200 ettari; è condotta da dieci famiglie mezzadrili, che hanno una casa degna di questo nome, con pavimenti, servizi igienici, luce elettrica, acqua corrente e stalle separate dalle abitazioni”. L’ex Presidente della Regione Basilicata, Vincenzo Verrastro descrisse anch’egli il miracolo riformista agrario di questa parte remota di Potenza.
“In conseguenza dell’opera di bonifica si sono diffuse sul territorio (della contrada n.n.) le case e sono state costruite le strade. Sono stati realizzati acquedotti e scuole, elettrodotti e chiese per una condizione più progredita e più civile. Nell’ambiente rinnovato, dove tutti i bambini vanno a scuola e l’analfabetismo è scomparso vive oggi gente consapevole dei suoi doveri che trae dalla terra il frutto di un impegno generoso. Qui sta bene il Museo campestre”.
Verrastro alludeva ad un Museo voluto da Gioacchino Viggiani e che l’illuminato imprenditore agrario aveva fatto nascere nella sua fattoria potentina. Al momento in cui scrivo, non saprei dire se tale Museo esista ancora oppure no. Cercherò di saperlo appena possibile, ma il punto più importante non è la sopravvivenza eventuale ‘del piccolo Museo di Montocchio’ oppure no. Il pezzo pregiato del piccolo museo è o è stato (ripeto; non è così importante) l’idoletto di terracotta che – secondo Giuliano Cremonesi – costituisce un documento eccezionale nell’ambito nella plastica fittile neolitica dell’Italia meridionale:
“Sebbene i caratteri generali della forma e della decorazione rientrino perfettamente nei moduli tipici delle statuette neolitiche si tratta indubbiamente di un unicum. Già il fatto che esso rappresenti l’intera figura umana lo pone in una posizione particolare in una produzione in cui, a parte le statuette delle caverne liguri, che hanno tratti stilistici del tutto diversi, sono conservati esclusivamente torsi e testine umane”. Nell’arte primitiva neolitica la statuetta di Potenza contrada Montocchio è unica anche per altri motivi particolari, fra cui il fatto che la statuetta porta i segni di accurata decorazione incisa che la ricopre fittamente. “Le incisioni sono molto rare negli altri idoletti fittili italiani e si riducono a pochi motivi isolati”.
Il piccolo Museo campestre conservava (o conserva) inoltre ceramiche di varie epoche all’interno del Neolitico. La questione a mio parere più interessante, al di là di dove questo materiale museale oggi si trovi, è però la provenienza dello stesso. Non solo da quello che si può ricavare da questo studio del Cremonesi, ma da un discorso logico dal punto di vista storico, l’area di provenienza, se non è la contrada Montocchio, allora è senz’altro un sito preistorico molto vicino a Montocchio. Mettendo da parte il valore di documentazione di una fase ‘artistica’ del Neolitico (ovviamente, l’arte primitiva va considerata sempre un’arte naif e spontanea, quindi, minore della storia dell’arte), il più grande motivo di interesse e di sorpresa è il fattore storico o, meglio, paleoantropologico, la cosiddetta storia dell’uomo. Ricapitolo lo stato dell’arte in modo molto telegrafico. Quanto è antica non Potenza, ma l’area territoriale di Potenza? E’ una distinzione scientificamente doverosa per non ricadere negli orrendi e dilettantistici errori in voga a Matera. Per esempio, la sostanziale differenza tra sito (o insediamento umano) e città, tra Storia e paleoantropologia (o storia dell’uomo). La fase storica di Potenza è quella che vede la formazione della città. L’inizio è il IV° secolo a.C., prima con i Lucani e poi con la rifondazione compiuta dai Romani, anche se di rifondazione vera e propria nel caso di Potenza nemmeno si può parlare. Prima delle tracce più antiche legate direttamente alla fondazione della città, sul territorio dell’attuale Comune di Potenza sono state rinvenute molte tracce interessanti in altre contrade diverse da Montocchio, a cominciare da Barrata, tracce che risalgono all’Età del Ferro. I manufatti rinvenuti a contrada Montocchio o nelle sue immediate vicinanze farebbero o fanno retrocedere l’antichità dell’insediamento umano sul territorio potentino (sul territorio del Comune di Potenza, più precisamente) a varie fasi del Neolitico. E’ questa una assoluta rivoluzione nella percezione di Potenza e del suo territorio. La storia dell’uomo, cioè la paleoantropologia, cosa ben diversa dalla Storia, che è quella che si studia già da bambini a scuola, sarebbe, quindi, di casa anche a Potenza. Credo che questa rivelazione sarà per moltissimi un autentico choc culturale. La descrizione dell’idoletto lascia senza parole. E non solo la descrizione, ma anche la valutazione che ne fornisce Cremonesi. Eppure il contributo che contrada Montocchio dà al patrimonio culturale di Potenza non finisce nemmeno qui. C’è ancora dell’altro. C’è un altro unicum nel remoto passato di Potenza o, quanto meno, del suo territorio comunale. Quest’altro unicum ha un nome strano; nummuliti. Di cosa si tratta? Abbiate pazienza e seguitemi.
Nummulites è un genere di foraminiferi (protozoi) fossili, che sono genericamente chiamati nummuliti. Questi organismi hanno un guscio calcareo avvolto a spirale piana, suddivisa in diverse camere da setti trasversali. Le nummuliti sono dei veri giganti unicellulari, arrivando, negli esemplari più grandi, a superare i 10–12 cm di diametro (Eocene medio).
Si ritrovano abbastanza frequentemente nelle rocce calcaree del Paleogene, tanto che quest’ultimo è stato chiamato anche “Nummulitico”. Calcari nummulitici sono frequenti nella regione mediterranea, sia sulla sponda europea che su quella africana. In Egitto calcari nummulitici eocenici sono stati utilizzati nell’antichità come materiale per costruire le grandi piramidi. Una specie prende il nome di Nummulites gizehensis dalla località di Gizeh (Giza), in Egitto.
Le nummuliti hanno subito una rapida evoluzione e sono pertanto utilizzate come fossili guida. Il nome Nummulites deriva dal latino nummulus (monetina), a sua volta legato alla forma del guscio simile a quella di una moneta. Le nummuliti si formano nell’Eocene. Stiamo parlando di ben 55 milioni di anni fa quando il territorio di Potenza era coperto dal mare. Ma veniamo a Potenza ed in particolare ancora a contrada Montocchio. Nel 1902, la ‘Società Svizzera di Paleontologia’ (la ‘Schweizerischen palaontologischen Gesellschaft’ ) pubblica un Rapporto sulle nummuliti. Lo firma il dottor Pietro Prever. Il sottotitolo del Rapporto era: “Le nummuliti della Forca di Presta nell’Appennino Centrale e nei dintorni di Potenza nell’Appennino meridionale”.
Per farla molto in breve perché la relazione del dott. Prever era così lunga e così specialistica da non dire nulla al grande pubblico, lo studioso trovò all’epoca che, a differenza di molti altri siti, le nummuliti di Montocchio-Potenza presentavano delle spiccate differenze:
“Viceversa a Potenza, in strati della parte inferiore dell’eocene medio, rinvenni un numero considerevole di esemplari delle due succitate specie i quali presentano costantemente delle reticolature alla superficie. Lo stesso si verifica per la Numm. Guettanli e gli esemplari provenienti dagli strati eocenici più antichi dei dintorni di Potenza sui quali potei osservare delle reticolature esterne”. Va subito detto che le nummuliti trovate negli strati geologici del territorio di Potenza non furono individuate solo in contrada Montocchio, ma anche in altre contrade potentine. La parte più notevole dello studio di Prever proveniva proprio da Potenza ed in modo specifico dalle sue contrade, tra cui Montocchio. Le nummuliti di Potenza furono scoperte dal prof. Capeder a cui Prever rende esplicitamente omaggio.
“Le localita di provenienza delle Nummuliti in discorso sono cinque: Piscone Pezzuto, Masseria Aiello, Spina di Potenza, Montocchio, Monte Abruzzese, non molto distanti fra di loro. Queste località furono ridotte a quattro, comprendendo in una sola località Spina di Potenza e Montocchio, avendo osservata una perfetta identità di specie, non solo, ma altresì una sensibilissima eguaglianza nell’abbondanza relativa degli individui rappresentanti ciascuna specie”.
“I due terzi del materiale in esame provengono da queste due ultime località, e, quantunque si osservino abbondanti forme di notevoli dimensioni, la preponderanza è costituita da individui che scendono da dimensioni medie a dimensioni assai piccole (3-2 mm di diametro ). Del resto, le analogie di queste località colle altre sono assai grandi, e il materiale copiosissimo, di eccellente conservazione, e costituito da migliaia di individui isolati dalla roccia per degradazione meteorica”.
PINO A. QUARTANA
Nella foto; veduta di Contrada Montocchio di Potenza (foto di Marco Casino).