Dopo gli edifici d’arte (sedici tappe, per ognuna delle quali ho scritto e scriverò articoli singoli ed a parte) e dopo il tour sui bei palazzi d’epoca fuori dal centro (sedici tappe anch’esso), eccomi ad inaugurare un terzo tour; i bei palazzi d’epoca e storici del centro storico di Potenza.
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Prima tappa è Palazzo Addone, rifatto in epoca fascista in un stile neoclassico, in una versione molto elegante con rivestimento in marmo bianco per il piano terra. Poi, Palazzo dei Vecchi Tribunali. Bellissima prospettiva con il campanile di San Francesco. Dell’edificio colpisce l’impianto neoclassico con bugnati su tutta la facciata del piano terra ed archi a tutto sesto, il colore Terra di Siena e soprattutto la considerevole lunghezza. Un altro bel palazzo del centro storico potentino è il Palazzo delle Chiariste, che racconta una storia di rifacimenti ottocenteschi di una via e di una antica porta medioevale. Mi riferisco a Via Beccheria, l’antica via di Potenza dove erano situate le macellerie. Oggi il palazzo è sede del MIBACT della Basilicata. Palazzo Galasso-Ginistrelli è bello soprattutto negli interni, caratterizzati da archi per ogni pianerottolo e da un lucernario. Ha ospitato una galleria d’arte. La quinta tappa è Palazzo Scafarelli, elegantissimo palazzo del 1700 finemente ristrutturato appartenente ad una famiglia borghese d’antico insediamento. Si accede attraverso un portale a doppio arco a tutto sesto su cui è visibile lo stemma gentilizio marmoreo della famiglia. Di particolare interesse sono i mascheroni con anelli posti sulla facciata esterna per legare le cavalcature. Bel palazzo d’epoca all’incrocio tra Vico Siani e Vico De Rosa si staglia alla convergenza dei due vicoli un austero palazzo d’epoca del 1800. La settima tappa ci porta al Palazzo della Prefettura di Potenza. Di aspetto imponente, maestoso, austero, come è nello spirito di parecchi altri palazzi d’arte e di valore (d’epoca) della nostra città. I Palazzi del Governo che esistono al Sud sembrano quasi tutti uguali. In realtà, non è così. Ce ne sono di originali ed alcuni sono veri e propri monumenti. Tra questi ultimi, ci mettiamo, ad esempio, il Palazzo del Governo di Lecce e quello di Foggia, ma anche quello di Potenza. Tutti e tre belli, ma tutti e tre belli per motivi e stili diversi. Quello di Foggia è stato realizzato dal fascismo. Quello di Lecce è uno splendore del Barocco, lo stile che dà la nota specifica a tutta quella bella città, mentre quello di Potenza è segnato dal 1800. Lo stile prevalente in tutta Europa nel 1800 fu il neoclassicismo. Il Palazzo del Governo di Potenza, realizzato nella sua parte iniziale già nel decennio napoleonico e poi continuamente modificato ed aumentato fino ai primi del 1900, si caratterizza, per uno stile neoclassico con spiccati accenti in stile Impero (napoleonico), il codice-stile che continuò ad esercitare il suo influsso anche dopo la caduta di Napoleone. Lo Stile Impero, del resto, fu una corrente del Neoclassicismo architettonico. Una sua variante interna. Il disegno del neoclassicismo era molto lineare e severo, in opposizione al barocco ed al rococò. Lo Stile Impero aggiunge al neoclassicismo una connotazione più imponente e maestosa e infatti, gli elementi stilistici specifici della corrente Impero furono il bianco del marmo (le colonne binate) ed il bianco degli intonaci. Tutte cose che restituiscono l’esatta formula stilistico-architettonica del Palazzo del Governo di Potenza, un Palazzo del Governo abbastanza a sé stante tra i suoi omologhi meridionali, forse il più ‘francese’ di essi. Di fronte al Palazzo del Governo si situa un altro bel palazzo d’epoca di Potenza, il palazzo che chiude il quarto lato di Piazza Prefettura. E’ il Palazzo Pergola-Brienza. E’ anche il palazzo dove, al piano della strada, sorse nel 1800 il nostro più antico caffè, il Caffè Pergola, punto di ritrovo della borghesia del tempo, un po’ il nostro Caffè Pedrocchi. Oggi al posto del Caffé ci sono boutique di moda, anch’esse eleganti sia chiaro, come elegante è tutto il palazzo e tutto il contesto che lo attornia. Nona tappa del percorso e si torna dalle parti del Palazzo Scafarelli. Da questo, appena passata Porta San Gerardo, ci si trova dinanzi al Palazzo dei Vescovi di Potenza, che fu edificato nei primi anni del 1600. Nel rivoluzionario anno 1799 vi si svolse un truce ed efferato assassinio, quello del vescovo Serrao, che fece scalpore in Italia ed anche fuori dall’Italia. Il Palazzo dei Vescovi ospita uno dei sette musei d’arte e archeologici di Potenza, il Museo Diocesano, ed inoltre ospita un sarcofago di epoca romana databile fra il 100 ed il 200 d.C. , che fu trovato a poca distanza dall’originario insediamento romano, coincidente con l’attuale centro storico. Nonostante i pesanti bombardamenti angloamericani su Potenza del settembre 1943, che lo distrussero quasi completamente, il Palazzo dei Vescovi è stato ricostruito perfettamente mantenendo l’originario aspetto seicentesco delle origini. E’ un palazzo singolare anche per un altro motivo: la parte posteriore funge anche da extramurale ed è molto lunga. Il Palazzo dei Vescovi di Potenza nel suo lato retrostante si snoda per tutta Via Vescovado; come se ci fossero ancora le antiche mura medioevali. A cinquanta metri dal Palazzo dei Vescovi e da Palazzo Scafarelli si erge l’imponente volumetria di Palazzo Loffredo, oggi sede del Museo Archeologico Nazionale Adamesteanu, che si sarebbe dovuto chiamare, in realtà, Palazzo Guevara. Fu costruito nella seconda metà del 1400 come sede della Contea di Potenza. Non ho bisogno, spero, di ricordarvi la grandezza dei Guevara di Potenza ed il grande rapporto che ebbero con la nostra città, di cui furono i conti per 160 anni e per sei generazioni. Il palazzo dei Conti di Potenza fu costruito da Iñigo de Guevara, I° Conte Guevara di Potenza (ma secondo me, è più probabile che sia stato poi portato avanti da Antonio Guevara, II° conte Guevara di Potenza) e sorge su uno stabilimento nato come monastero della Congregazione dei Celestini, nella prima metà del 1300, in parte inglobato nella fabbrica del 1400. E’ delimitato da Piazzetta Duomo, da Via Serrao, da Largo Pignatari e da Vicolo del Collegio nel quale si ammira una bella Torre antica, adibita in anni non lontani a stazione metereologica. Palazzo Loffredo è un esempio di tardo-gotico in versione catalano-durazzesca. Il fondatore della dinastia Guevara di Potenza, Inigo, veniva dalla Catalogna e chiamò a Potenza abili maestri d’opera catalani. Per approdare alla tappa successiva non c’è bisogno di muovere neanche un passo. Palazzo Pignatari venne edificato nel 1500 sempre dai conti Guevara, proprietari di una compagnia militare che combatteva in tutta Italia (prima per i Re Aragonesi di Napoli e poi per l’Imperatore Carlo V). Delle loro imprese militari, che dettero prestigio alla Contea ed alla città di Potenza, scrisse anche il fiorentino Francesco Guicciardini, il massimo storico italiano del 1500. Una compagnia militare professionista come quella dei Conti Guevara di Potenza aveva bisogno di un luogo dove curare i cavalli della compagnia stessa e il Palazzo Pignatari nacque per questo scopo. Infatti, era detta in origine la Cavallerizza. Nei secoli successivi perdette l’originario aspetto architettonico cinquecentesco, tranne che per l’antico portale d’ingresso bugnato. Il palazzo appartenne agli Addone, poi ai Ciccotti ed infine ad un Pignatari, che sposò una Ciccotti e lasciò il suo nome al palazzo. Da mettere in risalto una bella corte interna che si può vedere passandoci davanti anche senza entrare nell’edificio. In Via Pretoria ci aspetta Palazzo Branca-Qualiano, un altro edificio che abbellisce l’antichissima via di origini romane. In questo caso, la bellezza è tutta dentro, cioè nell’androne, spesso visibile anche dall’esterno se il portone è aperto. Questo edificio ha non solo caratura storica ed estetica, ma forse anche artistica. Il suo autore è un nome importante della architettura di fine 1800-inizio 1900; Giuseppe Pisanti. Da Via Pretoria a Piazza Matteotti che i potentini chiamano ancora, all’antico uso medioevale, Piazza Sedile. Nonostante l’ultimo rifacimento della facciata, che data 1882 ed è in stile neoclassico, il Palazzo di Città di Potenza, l’antico Palazzo del Seggio, è molto antico. Risale al 1300, in epoca angioina. Fino a non moltissimo tempo fa infatti aveva ancora un pregiato portale angioino. Al suo interno risalta la veramente bella Sala dell’Arco, tutta in antica pietra di fiume a testimonianza del vecchio impianto medioevale. Quattordicesima tappa è Palazzo Corrado in Vico Caserma Lucania. Non ha avuto sempre questo aspetto e non si è chiamato sempre così. Assume la denominazione di Palazzo Corrado solo nel 1700. La bifora è del 1200 ed il balcone (che andrebbe riqualificato) è del 1400. Si ipotizza che questo palazzo sia il frutto di diverse trasformazioni avvenute in lunghi secoli di ciò che fu il primo ospedale di Potenza, sorto nel 1180 (o forse ancora un po’ prima); l’Ospedale di San Giovanni di Dio da cui la vicinissima Porta medioevale prese il nome. Sullo sfondo del bel palazzo si vede il campanile di San Francesco. Ma non è ancora tutto. Dal fascino medioevale in questo stesso vicolo si può andare ancora più indietro verso i secoli della fondazione romana della città. Sembra da ipotesi recenti che Vico Caserma Lucania coincida esattamente con il cardus romano. Molto belle sono le arcate laterali che si incrociano con un altro vicolo (chiuso). Questa microzona è molto importante e densa di tracce dell’impianto caratteristico del centro storico di Potenza, che è un impianto dall’inconfondibile profilo romano-medioevale. Alfredo Buccaro, Docente di Storia della Architettura all’Università di Napoli, dopo uno studio attento ed accuratissimo della morfologia del nostro centro storico, ha concluso che il centro storico di Potenza ha un antecedente in un’altra città di fondazione romana; Ascoli Piceno, nelle Marche. Inoltre egli trova sorprendenti analogie, in particolare per ciò che riguarda il successivo sviluppo dell’impianto romano verso la strutturazione della città medioevale, anche tra Potenza e Rieti. Ancora una città del Centro Italia più che del Sud. Ci spostiamo alla fine di Via Pretoria verso un palazzo sorto tra la fine del 1600 e i primi decenni del 1700 e più volte restaurato. Palazzo Bonifacio è sottoposto a vincolo monumentale. Il nome odierno viene dall’ultimo proprietario che lo acquistò agli inizi del 1900, ma, in realtà, Palazzo Bonifacio è il più antico palazzo patrizio voluto dall’antica famiglia potentina degli Iorio, successivamente incrociatasi nel 1800 con un’altra importante famiglia potentina, quella degli Amati. E’ un edificio molto sobrio in cui risaltano un bel cornicione, un massiccio portale in pietra e feritoie archibugiere di trenta centimetri. Evidentemente il palazzo era stato concepito anche per scopi difensivi. Dalla parte totalmente opposta del centro, in zona Portasalza, c’è un palazzetto borghese costruito alla metà del 1800, Palazzo Marsico, che presenta un portone con arco a tutto sesto e dei timpani sulle finestre. Sulla parte superiore della facciata risaltano dei peducci decorativi. Il palazzetto arricchisce un largo un po’ decentrato ed appartato del centro storico; Largo Barbelli. Lo stile è quello dell’epoca, il 1800, uno stile fortemente caratterizzante l’architettura d’epoca potentina. Dalla zona di Porta Salza alla zona di San Michele. Qui troviamo un palazzo che si presenta con un aspetto ottocentesco (del 1800) perché a metà del 1800 fu sottoposto a rifacimento, sorte che toccò anche ad un altro importante palazzo di Potenza, quello del Municipio. Eppure, anche se non sembra e non si direbbe affatto, il palazzo che oggi ospita il TAR della Basilicata, cioè la vecchia Grancia di San Lorenzo, è molto più antico. Fu edificato infatti nella prima metà del 1300. Dipendeva dalla più nota fondazione di San Lorenzo di Padula e come tutte le dipendenze della casa madre di Padula fu voluta dalla più potente famiglia del Regno di Napoli; i Sanseverino. Nel 1300 la Grancia era una comunità agricola di monaci benedettini. Per finire, l’interno della ex Grancia di San Lorenzo è bello, ma sfortunatamente non ho nessuna foto da mostrare in questo momento. Solo foto degli esterni. Ultima tappa, la diciottesima, che conclude conclude tutta la vasta ricognizione sugli edifici d’arte, storici e d’epoca della nostra città. Dunque, vengo a questa ultima tappa non senza confessarvi che speravo di poter parlare di questo palazzo già da molto tempo e che questo palazzo costituisce una tappa speciale, un momento importantissimo per la nostra città; Palazzo de Bonis, dal nome del più recente proprietario. Ma la storia di questo palazzo è molto lunga ed è estremamente affascinante. Molto probabilmente questo non è solo il palazzo più antico di Potenza, ma anche dell’intera Basilicata. Le difficoltà a parlare di questo palazzo però sono tante. Intanto, a me non è mai capitato di vederlo aperto. Neppure una volta. E’ sempre stato, almeno per me, un palazzo misterioso e in effetti è proprio così. Per cominciare c’è il mistero della storia, una storia che dovrebbe rimontare addirittura all’Annus Domini 1100, perché dovrebbe essere stata la sede dell’antichissimo ospedale medioevale di San Giovanni di Dio di Potenza, da cui la attigua Porta medioevale prese il nome. Al piano terra del palazzo, la parte più antica di esso (le parti più recenti sono il secondo piano elevato in epoca napoleonica ed il terzo piano, elevato nel Ventennio Fascista) c’è una porta che è sbarrata e chiusa. Dalla porta si scende in un sotterraneo, tuttora misteriosa, di epoca antichissima e scendendo nel sotterraneo ci dovrebbe essere una sorpresa o, diciamo, un mistero medioevale. Ma essendo finalmente riusciti ad entrare a Palazzo De Bonis, cosa tutt’altro che facile, una sorpresa, molto probabilmente medioevale anch’essa, l’abbiamo trovata subito. E’ una epigrafe che oggi si ritrova collocata sulla porta di un appartamento di civile abitazione.
DOMINUS ILLUMINATIO MEA ET SALUS MEA: QUEM TIMEBO?
DIO ILLUMINA ME E LA MIA SALUTE: COSA POSSO TEMERE?
Quel salus si può intendere sia come salute fisica che come salvezza spirituale come nella massima Nulla salus extra ecclesiam ma io l’ho intesa in un senso integrato e meno metaforico. Forse più laico. In fondo, se c’è salute c’è anche salvezza in un senso leggermente meno escatologico e meno ultramondano.
Ma il testo dell’iscrizione è esattamente il Salmo 27 del Vecchio Testamento. Molto suggestivi anche gli altri lati del palazzo, che anche se bisognosi di una sapiente opera di restauro ci trasportano in una austera atmosfera medioevale, che può servire da ispirazione per indagare sui misteri del Medioevo potentino.
PINO A. QUARTANA