Se l’arte e, in particolare, la musica sono una spia rivelatrice delle caratteristiche di una società, addirittura spesso in funzione anticipatrice di scenari che stanno formandosi, ebbene, sicuramente il jazz rappresenta per la città di Potenza un veicolo di racconto dell’evoluzione del capoluogo lucano. Il sodalizio fra il genere di origine afro-americana e Potenza infatti, potrebbe essere immaginato come un’onda lunga che scandisce i decenni della città, illustrandoci i momenti di sviluppo culturale esperiti da Potenza ed anche alcuni movimenti contrari, di involuzione. Tutto inizia con l’entrata delle truppe alleate a Potenza nel 1943. Questo evento, segna l’inizio di una rinascita per la città, fortemente provata dai bombardamenti. Le truppe alleate, con in testa gli statunitensi, portano un clima di sollievo, che è terreno fertile affinché poco dopo nasca un’intesa fra popolazione potentina e militari. Quel clima travalicò il rapporto gerarchico militari-civili e fece nascere un’interazione fatta non solo di scambi commerciali ma anche di piacevoli momenti di festa e di svago, quasi a voler esorcizzare il recentissimo passato bellico; si celebrava contestualmente la possibilità di guardare a nuovi orizzonti di pace e prosperità. In questo contesto, la musica la faceva da padrona, con le orchestrine locali che, per deliziare l’orecchio di ufficiali e militari americani, iniziarono a prendere confidenza con lo swing, proponendo brani standard. Pian piano, come stava succedendo in altri contesti del sud Italia, anche i giovani potentini iniziarono ad abituarsi ed a gustare questa nuova musica proveniente da oltre Atlantico, una musica che sembrava portare con sé una ventata di apertura a nuove prospettive e che poneva una pietra tombale su un passato che, se ben troppo recente, dal punto di vista degli effetti materiali, nello spirito trovava una solerte volontà di essere rimosso. Così, dopo questa incubazione, durante gli anni ’50 e ’60, decenni in cui la società potentina si ristruttura in una nuova configurazione borghese, il jazz diviene, assieme al rock and roll, un segno caratteristico e connotativo dei nuovi scenari. Si acquistano dischi in larga scala, si partecipa a concerti di nomi prestigiosi del jazz mondiale, che ormai non possono più prescindere da un interessatissimo pubblico italiano e s’inizia ad essere protagonisti diretti, studiando e suonando il jazz. Potenza non fa eccezione a queste tendenze. Anche qui troviamo ragazzi ed adulti che intraprendono lo studio del jazz, acquistando anche una certa abilità tecnica, come testimonia l’esempio di Vittorio Camardese, qualche anno fa alla ribalta delle cronache, per un video di una trasmissione Rai degli anni ’60, condotta da Arnoldo Foa, in cui il medico potentino dimostra di possedere un’ ottima confidenza con la tecnica del tapping, tanto che sembrerebbe, considerando l’epoca, essere di diritto annoverabile come uno di coloro che ha contribuito allo sviluppo di questa tecnica chitarristica (fino a destare l’attenzione di grandi rock star della chitarra come Steve Hackett, Joe Satriani e Brian May). Soprattutto, Camardese, è simbolo di una gioventù potentina che negli anni ’60 ha metabolizzato il jazz, ormai parte integrante della cultura cittadina, proiettata verso linguaggi moderni, nel solco di un percorso evolutivo. Con gli anni ’70 e ’80 si raggiunge l’apice di questo percorso evolutivo; il jazz comincia sempre più ad essere un manifesto culturale e politico rivendicativo di progresso e modernità, in tutte le sue varianti: dal bebop, all’hard bop, fino alle avanguardie di stili ottenuti dalla fusione fra il jazz, il rock ed il folk. In questo panorama, Potenza è una fucina instancabile di cultori e musicisti che donano alla città prospettive di evoluzione culturale e di lustro, portando nel capoluogo lucano nomi importanti del jazz nazionale ed internazionale. Fondamentali in questa stagione esplosiva sono due nomi: il maestro di chitarra Giancarlo Cracas e Nicola Latronico. Giancarlo Cracas, costituisce il primo quartetto potentino che affronta il discorso jazzistico in tutte le sue sfaccettature, trascinando con sé, nel suo progetto, e formando, altri illustri nomi della musica potentina, come il chitarrista Alberto De Michele ed il bassista Nello Giudice (famoso per aver collaborato con Pino Mango). La storia di Cracas è paradigmatica per i jazzisti potentini, perché getta le fondamenta del percorso tipico che intraprenderà la generazione postuma. Proveniente dal rock, s’innamora del jazz ed inizia a studiarlo, incoraggiato dall’amicizia con l’illustre Franco Cerri e con il pianista Enrico Pierannunzi, con il quale si esibisce anche in alcune circostanze, iniziando quella “moda” di musicisti potentini che intraprenderanno rapporti di amicizia e collaborazione con i grandi del jazz internazionale. Il clima nel quale il quartetto di Cracas fiorisce, è culturalmente favorevole; il jazz diviene sempre più un genere di larga scala a Potenza, tanto che il quartetto di Cracas riesce anche ad esibirsi in feste di piazza. Ad alimentare questo clima di favore per il jazz a Potenza, sicuramente contribuisce in maniera preponderante l’opera di Nicola Latronico, cultore e storico del jazz, che costituisce il circolo Bill Evans (fra i suoi collaboratori il maestro Cracas ed il nostro direttore Pino A. Quartana). L’opera di Latronico e del suo circolo è magistrale dal punto di vista divulgativo; celebri i concerti organizzati dal Centro Jazz Bill Evans negli anni ’70 del secolo scorso: da Dizzy Gillespie a Chet Baker (già amico di Vittorio Camardese), dai Perigeo (capitanati da Franco D’Andrea) agli Area, da Gian Luigi Trovesi a Carla Bley fino ad altri grandi nomi del jazz americano ed italiano che sostanziano per tutti gli anni ’70 il Potenza Jazz (la rassegna jazz che si svolgeva negli anni ’70 nel capoluogo lucano). Quella rassegna, durata per diversi anni, costituì un momento epocale per la città di Potenza, tale da consacrare il suo sodalizio con la musica jazz. Da questo sodalizio nascerà una folta schiera di appassionati e di artisti; un nome per tutti, quello del chitarrista Emanuele Basentini, il quale, oltre alla parentesi collaborativa con Renzo Arbore, ha un curriculum pieno di collaborazioni con nomi illustri della scena nazionale ed internazionale del jazz. Basentini è ormai un nome affermato nel jazz italiano e comincia ad esserlo anche a livello europeo ed intercontinentale (vive e suona a New York da qualche anno). Sotto la supervisione di Basentini si realizzò anche, nel 2013, una edizione del Potenza International Jazz Festival. Da un paio di anni, esattamente dal 2016 (come ci informa Toni De Giorgi), è sorto a Potenza anche il Potenza Jazz Club, che, in poco più di due anni, ha già portato in città fior di jazzisti, molti jazzisti importanti. In conclusione, l’inizio del nuovo secolo vede Potenza in linea con le tendenze generali, in cui il jazz torna ad essere musica di nicchia, relegato a spazi particolari e sovrastato dal revival etnico che, soprattutto nella musica, domina la scena lucana. Al tempo stesso, però, si può dire che, volgendo lo sguardo alla storia culturale della città di Potenza, non ci si può esimere dal considerare il jazz un fattore di presente continuità e forza nello sviluppo culturale cittadino degli ultimi settant’anni. Una musica che ha ormai una solida tradizione a Potenza.
GIUSEPPE ONORATI
Cronologia della tradizione jazzistica a Potenza
- 1943; in seguito all’arrivo a Potenza delle truppe alleate nascono piccole formazioni potentine che ben presto si impadroniscono dei motivi che vanno più in voga in quel momento (‘Stormy Wheater’, ‘Stardust’) e che suonano per i soldati americani.
- Anni ’60; si sviluppa l’estro jazzistico di Vittorio Camardese, radiologo potentino trapiantato a Roma, che inventa la tecnica del tapping e che suona con Chet Baker.
- Anni ’70; nascono il Centro Jazz ‘Bill Evans’, su iniziativa di Nicola Latronico, ed il Potenza Jazz, rassegna annuale.
- Negli stessi anni comincia a venir fuori anche Giancarlo Cracas che suona con Enrico Pierannunzi.
- Primi anni 2000; emerge a livello nazionale e poi internazionale l’estro di Emanuele Basentini, premio Urbani per la chitarra jazz, e che da alcuni anni si è trasferito a New York, dove vive e suona nei locali della Grande Mela, spesso in coppia con il sassofonista americano Alex Hoffman.
- 2013; edizione del Potenza International Jazz Festival con la supervisione artistica di Emanuele Basentini.
- 2016; nasce il Jazz Club Potenza, attualmente in piena attività. Direttore artistico è Toni De Giorgi.
Nella foto; il recente concerto di Ronnie Cuber al Jazz Club Potenza, sito in Via Pretoria 222.