La Gazzetta del Mezzogiorno con la giornalista Vergallito ha mostrato l’esito del cosiddetto macro-attrattore del Senisese: dalla risorsa idrica al turismo fino alla cultura è fallito il format della Magna Grecia (“il mito delle Origini” a Senise , presso la diga del monte Cotugno). La mistificazione di inventare una location storicamente estranea alla storia della civiltà greca, che era localizzata nel Metapontino (Heraclea, Siris e Metapontum), esprime il fallimento di un falso storico, di una invenzione farlocca, quella di destinare un’area ad attrattore utilizzando 5 milioni di euro per una struttura che può ospitare 2.500 spettatori (fantasma). I pratica, ci sono i posti per gli spettatori, ma non c’è il pubblico fruitore dell‘attrattore.
Quello di Senise costituisce il tipico esempio dello spreco di risorse delle politiche per il Mezzogiorno e di un governo regionale che crea “infrastrutture pseudo-turistiche” solo per esaltare la vanagloria politica di un territorio, ma senza alcun ritorno economico. Una domanda ai soloni della politica e della programmazione regionale; non.sarebbe stato più utile destinare le risorse ad infrastrutture materiali che eliminassero l’isolamento delle aree interne, collegandole con le uniche aree urbane della regione?
Dopo aver realizzato un anfiteatro scollegato dagli amanti della civiltà dell’antica Lucania e della Magna Grecia (eventuali spettatori e fruitori dello “spettacolo”), senza alcun legame con i musei archeologici della Magna Grecia (Metaponto e Nova Siri) e del Museo Archeologico Nazionale ‘Dinu Adamesteanu’ (sintesi della presenza del popolo degli antichi lucani in collegamento con i popoli della Magna Grecia, come si evince dai numerosi reperti archeologici ritrovati a Vaglio, Tito , Baragiano, ….), si ricicla l’opera con nuove risorse pubbliche con cui finanziare spettacoli (dal cabaret ai concerti, dalla danza al teatro) destinati agli spettatori del luogo. Ma a quale turismo e cultura si vuole ridurre la nostra regione? Un eventificio finanziato dal pubblico e destinato a spettatori locali.
Secondo la giornalista Mariapaola Vergallito sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 13 giugno scorso “l’Arena è nata grazie ai finanziamenti del Programma Speciale Senisese con fondi straordinari destinati all’area del Senisese in seguito all’accordo tra Puglia e Basilicata sulla risorsa idrica. Parte di quei fondi straordinari (in totale 35 milioni di euro) erano stati destinati alla realizzazione di attrattori che accelerassero i flussi turistici nel territorio”.
La programmazione dell’opera prevedeva un flusso di 25mila spettatori all’anno, mentre la realtà ha evidenziato il raggiungimento nei primi due anni di circa 20.000 spettatori (12.000 il 2016 e 8.000 il 2017) pari al 40% del programmato. Previsioni sballate che hanno portato alla rescissione del contratto da parte del comune di Senise nei confronti dell’associazione temporanea di imprese con capofila la Solares Fondazione delle Arti.
L’iniziativa non è durata nemmeno i tre anni previsti dal contratto per la gestione del macro-attrattore, per mancanza di presenze sufficienti. L’invenzione della storia di Alexios, nella fondazione di una nuova città nell’antica terra lucana, ha avuto un epilogo infausto, frutto della fantasia di menti scollegate completamente dalla realtà. Un’altra idea sconclusionata è quella appena lanciata dall’assessore regionale alla Agricoltura, il materano Luca Braia. Come molti suoi concittadini egli mostra una netta predilezione per il genere agreste-arcaico. Infatti, il nostro fantasioso Braia che ti va a escogitare? Ma, è semplice; la creazione di un altro famigerato macro-attrattore, questa volta basato sulla transumanza di buoi e pecore. E siccome i materani pensano che il mondo non aspetti altro che fare… “Ohhhhhhh” davanti a questo genere di cose, Braia pensa addirittura di proporre la transumanza a Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. Il pascolo dei buoi, circa 12.000 bovini per 150 allevamenti sulle lande silenziose del lagonegrese, diventerebbe l’asset strategico per lo sviluppo economico e sociale della Basilicata.
Adotta un bue ed una pecora sembra il suggerimento dell’Assessore rivolto ad ogni giovane laureato lucano. Quest’ultimo invece di emigrare altrove in cerca di un lavoro gratificante o invece di iscriversi alla Bocconi per inserirsi nel mondo della finanza o del marketing, ben difficilmente resisterà all’appello pastorale della sua terra. Si ignora al momento se il giovane aspirante pastore di ritorno potrà avvalersi di incentivi finanziari, tipo una legge regionale con contributo a fondo perduto per l’acquisto di campanacci ecc. ecc… Ma ironia a parte, qui siamo sempre alle solite e cioè ad una classe dirigente o, meglio, vista la sua propensione agreste-pastorale, una classe ‘digerente’, che non assimila gli errori del passato, ma che continua a perpetuarli mostrando un livello di incompetenza e di dilettantismo strazianti con relativo spreco di risorse economiche e intellettuali da destinare all’aria fritta.
MARCO TROTTA