IN MARCIA VERSO POTENZA (17-20 Settembre 1943)

Lo scritto che proponiamo nella traduzione italiana è importantissimo per la storia di Potenza. E’ uno scritto inedito che viene finalmente diffuso e fatto conoscere a Potenza per la prima volta dopo 75 anni dallo svolgimento dei fatti e che viene fatto conoscere ai potentini affinché si riapproprino della propria storia, sottoposta ad una ‘damnatio memoriae’ che dura esattamente dalla fine del secondo conflitto bellico mondiale. L’autore è il colonnello Gerald Nicholson, uno dei più prestigiosi storici militari canadesi, che ha parlato della marcia per conquistare Potenza e della battaglia che fu necessario affrontare con le guarnigioni tedesche di stanza nel capoluogo lucano. Lo scritto in originale è ‘To Drive to Potenza’ ed è contenuto nel secondo volume di un libro dal titolo “Official History of Canadian Army in the Second World War” (Storia ufficiale dell’Esercito canadese nella Seconda Guerra Mondiale”). Il riferimento all’ufficialità è comprensibile; questo libro riflette la posizione ufficiale dell’Esercito del Canada sui fatti che coinvolsero quel Paese. Il secondo volume, di circa 700 pagine, è tutto dedicato a “The canadians in Italy (1943 – 1945)” perché l’Italia fu uno dei principali teatri di guerra che videro la presenza delle armate canadesi, forse anche il più importante, al punto che l’Esercito di quel Paese dedica tutto il secondo volume della sua storia ufficiale alle operazioni svolte in Italia. A dire il vero, c’è una avvertenza che recita “In the writing of this volume the author has been given full access to relevant official documents in possession of the Department of National Defence; but the inferences drawn and the opinions expressed are those of the author himself, and the Department is in no way responsible for his reading or presentation of the facts as stated”. Lo storico ha avuto accesso a tutti i documenti ufficiali del Ministro della Difesa del Canada ma l’autore era professionalmente uno storico ufficiale dell’Esercito per cui se non si tratta della versione ufficiale dell’Esercito canadese veramente poco ci manca. Il libro fu pubblicato nel 1956 ad Ottawa, sede del quartier generale dell’esercito del Canada. Questo importantissimo scritto è il quarto che la nostra rivista dedica ai cruciali eventi che si svolsero a Potenza nella Seconda Guerra Mondiale ed in particolare in tutto il mese di settembre del 1943. Alcune cose le sapevamo già e le avevamo già scritte nei tre articoli precedenti però man mano che procedevamo con la traduzione ci accorgevamo che questo scritto del colonnello Nicholson ha per Potenza una importanza davvero fondamentale, non solo perché è la fonte ufficiale che ci permette di ricostruire precisamente la conquista o la liberazione alleata della città, ma soprattutto per tutta una serie di giudizi che i militari canadesi dettero sulla nostra città. Giudizi di cui per 75 anni non si è mai parlato e che, in parte, valgono anche per l’oggi. Essi sono di vario tipo, sono sorprendenti e possiamo dire anche che sono lusinghieri. Ne evidenziamo solo uno e ci riferiamo a quel passaggio in cui il colonnello Nicholson dice che la conquista di Potenza ebbe un riflesso importante anche sulla operazione Avalanche.* Avere strappato tutto ciò all’oblio, ad un oblio forse ormai irreversibile ed irrimediabile, a quell’oblio così perversamente e tipicamente potentino, a quell’oblio che ha cancellato queste memorie per 75 anni e che probabilmente le avrebbe seppellite per sempre è stato per il sottoscritto un fatto molto interessante e gratificante sul piano culturale e storico, ma anche molto commovente sul piano emotivo. Spero che per i lettori sia la stessa cosa. 

(p.a.q.)

 

 

L’Ottava Armata (l’autore si riferisce alla VIII Armata Britannica capeggiata dal generale inglese Montgomery n.d.r.) stava ora presentando una grave minaccia alla retroguardia tedesca a Salerno. Il generale von Vietinghoff aveva iniziato ad allentare il cordone attorno alla testa di ponte e la rapida avanzata delle forze di Montgomery avrebbe indubbiamente accelerato il processo. Un punto chiave nella linea di ritiro del nemico (dei tedeschi n.d.r.) era il centro stradale e ferroviario di Potenza, a metà strada tra Salerno e Taranto; in una direttiva emanata il 17 settembre il generale Alexander indicò Potenza come l’obiettivo principale dell’Ottava Armata nella successiva fase  della  avanzata Alleata.  Al tempo stesso, il generale Alexander ordinò alla Quinta Armata (la Quinta Armata USA  capeggiata dal generale Clark n.d.r.) di conquistare le alture a sud-est del Golfo di Napoli e di fare perno su di esso per inoltrare la sua ala sinistra nell’entroterra attraverso Avellino fino alle sorgenti del fiume Ofanto. Una volta conquistati questi obiettivi, il 15° Gruppo di Armate si fermò per rafforzarsi, in particolare nella zona di Taranto, prima di procedere alla presa di Napoli e di Foggia. Nel  campo  nemico,  von  Vietinghoff, prendendo provvedimenti per incontrare gli Alleati, attesi in anticipo, emise, il 18 settembre, un ordine per lo spostamento immediato su nuove posizioni di battaglia dell’ala sinistra della Decima Armata Germanica. Il 14° corpo dei Panzer sarebbe generalmente rimasto dove era al fine di difendersi contro atterraggi nel Golfo di  Napoli. Sull’ala  sinistra tedesca, tuttavia, c’era  il 76° corpo Panzer che stava tornando dal fronte di Salerno, combattendo un’azione ritardante e portando a termine ampie demolizioni. Tutte le strade e le linee di traffico stavano per essere “durevolmente distrutte e minate in grande profondità” e l’ordine era di distruggere tutte le attrezzature non rimovibili e le forniture di importanza militare; tra questi obiettivi di distruzione c’era, nello specifico, la messa fuori uso dell’esteso sistema acquedottistico della Puglia. Era intenzione tedesca entro la notte tra il 21 ed il 22 settembre raggiungere una linea che si estende da Salerno a Potenza fino ad Altamura. Quest’ultimo centro si trovava a circa cinquanta miglia a nord-ovest di Taranto.

DALLA CALABRIA ALLA PIANURA DI FOGGIA

Anticipando le indicazioni del generale Harold Alexander, Dempsey (si tratta del generale britannico Miles Dempsey, strettissimo collaboratore del generale Bernard Montgomery n.d. r.) aveva già dato alla 1a Divisione canadese il compito di conquistare Potenza. Con una parte delle loro truppe ancora in marcia sulla costa jonica calabrese provenienti da Catanzaro, i canadesi dovevano in quel momento mettere in conto una ulteriore avanzata di 125 miglia su strada, molto probabilmente tenendo conto anche dell’opposizione nemica. La marcia programmata dal quartier generale del 13° Corpo d’Armata prevedeva di proseguire per 25 miglia in direzione nord lungo la strada costiera fino a Villapiana, svoltando successivamente nell’entroterra attraverso Rotondella, lungo una strada (la n.92)   che si   snoda attraverso il terreno montagnoso della Lucania, giungendo fino a Potenza, città situata nel cuore del Appennino meridionale. Simonds (si tratta del generale Guy Simonds che nel dopoguerra divenne Capo di Stato Maggiore dell’Esercito canadese ma che era inglese di Bury St. Edmunds, contea del Suffolk n.d.r.) aveva già pensato al problema di come avanzare lungo questo asse e, già nella giornata del 17 settembre, notificò a Dempsey le sue intenzioni. Egli non poteva usare il reggimento di ricognizione divisionale per fornire la velocità e la forza necessarie, dato che il suo squadrone versava in cattive condizioni meccaniche ed era adatto solo a compiti di fiancheggiamento. Simonds propose dunque di sviluppare una minaccia rapida con un gruppo di battaglioni della 3a brigata pesantemente armato, che sarebbe stato, in effetti, una avanguardia per la Brigata. Questa forza mobile sarebbe avanzata da Villapiana il 17 settembre, seguita presto, il  mattino dopo, dalle  unità del Brigadiere Penhale.  Nello stesso giorno, la  1a Brigata, con l’artiglieria e l’armamento di supporto, avrebbe preso una solida posizione nell’entroterra di Scanzano, un paese sulla strada costiera a circa dieci miglia a nord della laterale di Rotondella.  Il ruolo del brigadiere Graham era quello di proteggere il fianco destro canadese, per quanto la 1a divisione aviotrasportata stesse già occupando il ‘tallone’ italiano, stimando che le forze del nemico si trovassero nell’area di Altamura. La 2Brigata, che avrebbe dovuto raggiungere Cassano Jonico il 17 settembre, sarebbe rimasta lì temporaneamente in riserva, pronta a seguire la prima nella sua marcia verso Potenza. Penhale assegnò il compito di guidare l’avanzata verso Potenza al Lt.- Col. Pat Bogert del Corpo della West Nova Scotia, dandogli una forza d’attacco che si aggiungeva al battaglione di Bogert. La forza d’attacco era quindi composta dalle seguenti unità militari; uno  squadrone di Calgaries, una batteria del 1° Reggimento di Campo R.C.H.A. (l’acronimo di Royal Canadian Horse Artillery, Reggimento Reale canadese di artiglieria a cavallo n.d.r.), una truppa ciascuna di artiglieria  antiaerea, anticarro e leggera ed un plotone di mitraglieri dalla fanteria leggera di Saskatoon. Inoltre, un plotone di ingegneri della 1a compagnia ed una compagnia del 9° Field Ambulance completavano la forza d’attacco. Poco dopo il mezzogiorno del 17 settembre, “Boforce”, come veniva chiamata dal suo comandante la forza d’attacco chiamata a prendere Potenza, stava per arrivare a destinazione. Durante le restanti ore di luce del giorno, la colonna rotolò rapidamente lungo la strada costiera fino alla stazione di Nova Siri, la stazione ferroviaria sul tragitto per Rotondella. Lì, voltate le spalle al Golfo di Taranto, passò attraverso Rotondella e si fermò per la notte dieci miglia a sud-est. La mattina dopo, Boforce si diresse senza incidenti verso una vecchia cittadina grigia che si ergeva sul fiume Agri, ma verso mezzogiorno fu fermata a Corleto; prima, da un ponte saltato, attorno al quale gli ingegneri costruirono rapidamente un diversivo, e poi dalle macerie nelle strade della stessa cittadina. Questa era stata pesantemente bombardata, nei giorni precedenti la marcia verso Potenza, dalla R.A.F. inglese. Mentre una compagnia dei West Novas lavorava per aprire un passaggio ai veicoli attraverso i detriti, la seconda Compagnia avanzò a piedi verso Laurenzana, paese situato a dieci miglia da Corleto. Mentre la pattuglia di ricognizione si avvicinava a questo paesino, una squadra di demolizione tedesca fece esplodere un ponte sulle facce dei soldati canadesi della pattuglia. Intanto, si era fatto buio e Bogert chiamò una pausa per la notte mentre gli artificieri lavoravano duramente nel tentativo di aggirare gli ultimi ostacoli. In quello stesso momento circa, il corpo principale della 3a Brigata si staccava dalla strada per preparare un bivacco in un punto a poche miglia a sud di Corleto. Alle prime ore del giorno 19 settembre, finalmente jeep e motociclette potevano oltrepassare il ponte fatto saltare dai tedeschi e così due Compagnie di West Novas andarono avanti a piedi. Oltre Laurenzana i canadesi ebbero un brusco scambio di colpi di mortaio e di armi leggere con la squadra di demolizione tedesca, che aveva appena occupato un ponte, attraverso il letto, tutto fuorché asciutto, del Camastra – un affluente del fiume Basento. Il nemico si ritirò in fretta, lasciando uno dei suoi camion in fiamme accanto al ponte rotto. Verso mezzogiorno, i West Novas  entrarono ad Anzi, un paesino cinque miglia più lontano a nord e a diciassette miglia da Potenza. Nel primo pomeriggio, grazie agli sforzi congiunti di ingegneri e fanteria furono rimossi vari ostacoli e l’avanzata verso l’obiettivo della Boforce poteva finalmente riprendere, con le truppe a cavallo ed i carri armati in testa alla colonna. Da Anzi la strada era infestata dalle Teller mines  (uno dei quaranta diversi tipi di mine anticarro tedesche n.d.r.), ma dopo le ore 19,30 l’avanguardia aveva raggiunto l’altopiano che dominava l’ampia valle del Basento, nella quale giaceva Potenza distesa sulla collina. Era troppo buio perché Bogert potesse studiare il terreno dal suo punto di osservazione privilegiato di fronte alla città e così dovette accontentarsi di preparare il suo piano di attacco col solo ausilio delle mappe. Il principale vantaggio difensivo di Potenza era la sua posizione dominante sopra l’ampio letto del fiume, che offriva un eccellente campo di tiro. Lo stesso  Basento, che corre lungo il lato nord della valle, come tutti gli altri fiumi di montagna in quel periodo dell’anno, era praticamente asciutto e quindi non presentava alcun ostacolo alla fanteria. Più preoccupante per l’aggressore (per le truppe canadesi del ‘Boforce’ n.d.r.) era un ripido terrapieno che portava la linea ferroviaria posta tra il fiume e la città. Il rapporto informativo circa la consistenza della forza nemica dentro Potenza era contraddittorio. Il 18 settembre alcune fonti civili e militari italiane indicavano che i tedeschi avevano saldamente il controllo della città con la fanteria e l’artiglieria, mentre altre dichiaravano che era stata evacuata nella notte precedente. Bogert dette credito alla prima ipotesi e decise di aspettare fino a dopo che la luna fosse salita, alle 23.00 in punto, attaccando prima di tutto con due compagnie del Reggimento West Nova Scotia. Dall’altura a sud di Potenza, la strada n. 92 si configurava a spirale in direzione ovest giù nella valle, attraversando il Basento e due dei suoi affluenti per tre ponti prima di raggiungere l’abitato e di arrampicarsi nel centro della città. Le pattuglie di ricognizione scoprirono che il nemico aveva già demolito il primo di questi ponti (che era nascosto dalla visuale di Potenza da un crinale intermedio) e che aveva minato il letto del fiume nelle vicinanze. Di conseguenza, prima che l’attacco iniziasse, gli artificieri, protetti dalla Compagnia “D” di West Novas, si spinsero in avanti per ripulire un incrocio. Verso le ore 02:00 del 20 settembre 1943, le rimanenti compagnie di fanteria smontarono dai loro veicoli al ponte fatto saltare dai tedeschi, subendo sette vittime a causa di una mina che esplose in quel punto. Un’ora più tardi, una pattuglia della Compagnia A scacciò una squadra di ingegneri tedeschi che si stava preparando a far saltare il secondo ponte. Le Compagnie “C” e “D” ora si avvicinano, attraversano il fiume e il terrapieno ferroviario prima di imbattersi nella resistenza tedesca. L’alba del 20 settembre trovò i soldati canadesi nella zona dei cantieri ferroviari, impegnati in un’aspra lotta antincendio contro paracadutisti nemici, che sembravano avere un numero insolitamente elevato di armi automatiche. Sebbene Bogert avesse a disposizione una notevole concentrazione di artiglieria e di mitragliatrici, queste ultime avrebbero potuto fare poco di più che impegnarsi in obiettivi opportunistici a causa del pericolo di colpire le proprie truppe. L’armamento era ancora reso sterile dalle mine e dalle demolizioni, mentre il fuoco delle armi leggere del nemico teneva impegnate le restanti compagnie della West Nova dall’avanzare attraverso la valle aperta. Di conseguenza, il brigadiere Penhale, che aveva portato il 22° Reggimento Reale ed in più il Carleton e il York in avanscoperta durante la notte, decise di dispiegare il battaglione principale in un’ampia  manovra avvolgente avente per scopo quello di attraversare il fiume, ad est di Potenza, e di guadagnare le alture dietro la città. L’artiglieria sarebbe stata in grado di supportare questo attacco di fianco senza mettere in pericolo la West Novas nella parte meridionale della città. Poco dopo mezzogiorno, mentre il 22° Reggimento  Reale stava spazzando il fianco destro, la truppa dei Calgaries superò l’ultimo degli ostacoli sulla strada principale ed entrò a Potenza. Di colpo la resistenza collassò. I West Novas, alcuni dei quali in sella ai carri armati, si spinsero rapidamente su per la lunga collina attraverso la città. A parte alcuni cecchini, non incontrarono nessuna opposizione, ma invece ricevettero selvagge ovazioni da parte di quegli abitanti abbastanza audaci da avventurarsi nelle strade. Il Carleton e lo York seguirono prontamente i West Novas e misero al sicuro un importante nodo stradale a due miglia a nord della città. Quella sera furono stabiliti contatti con elementi della 5a Divisione Britannica vicino a Brienza. Nel primo pomeriggio del 21 settembre la 2a Brigata canadese proveniente da Cassano Jonico, attraversò Potenza e occupò le posizioni che controllano gli ingressi in città dal lato nord-ovest. Così si concluse con successo l’incarico speciale assegnato alla 3a brigata canadese ed a Boforce e si trattò dell’operazione più vasta che la 1a Divisione canadese portò a termine sulla terraferma italiana. Le perdite canadesi erano state leggere; i West Novas avevano perso sei uomini ed avevano 21 feriti. Congratulandosi con la Divisione, il Comando Generale del 13° Corpo scrisse al Generale Simonds, “Spero che Lei si renda conto di quale grande conquista sia stata la conquista di Potenza in sedici giorni e del grande effetto che la conquista di Potenza ha avuto sulla operazione Avalanche”. *

I sedici prigionieri tedeschi catturati a Potenza appartenevano ad un battaglione del 3° Reggimento Paracadutisti della 1a Divisione Paracadutisti. Questa unità, molto forte, si era precipitata affrettandosi da Battipaglia sul margine orientale del perimetro di Salerno ed aveva raggiunto Potenza nel pomeriggio del 19 settembre, in tempo per determinare nulla di più se non un ritardo di poche ore nella caduta della città. Il suo arrivo in ritardo (cioè il ritardo del Reggimento Paracadutisti del Terzo Reich nello spostarsi a Potenza n.d.r.) e senza carri armati o artiglieria di supporto è sorprendente prova del modo in cui la rapida avanzata di Boforce aveva preso il nemico alla sprovvista. Potenza, con la sua popolazione di 30.000 abitanti, fu la  seconda città moderna incontrata dai canadesi in Italia; la maggior parte dei suoi edifici aveva meno di 90  anni, perché, come Reggio Calabria, la  città era stata ricostruita dopo la distruzione quasi totale provocata da un terremoto. Ma l’importanza di Potenza era quella del principale centro di comunicazione interna a sud di Foggia e quindi era obiettivo di alta priorità per l’attacco aereo; infatti, la città era stata presa di mira dai bombardamenti. In quelle incursioni molti abitanti erano stati uccisi; molti cadaveri in decomposizione erano ancora insepolti quando arrivò Boforce. Per i canadesi, gli eleganti palazzi moderni di Potenza ed i suoi piacevoli dintorni di colline boscose hanno rappresentato un piacevole cambiamento rispetto ai giorni faticosi nell’atmosfera snervante della pianura costiera. Una delle cose più apprezzate di questa città era il suo aggiornato stadio sportivo, in cui la 1a Divisione canadese ha trovato il tempo per disputare gare di atletica prima di proseguire verso nord, chiamata a nuove missioni militari. Dopo il 20 settembre non ci furono ulteriori contatti con il nemico da parte di nessuna delle unità di Graham. Le sue pattuglie erano in contatto con quelle della 1a Divisione aviotrasportata, che stava tenendo un largo fronte dalla foce del Basento fino alla costa adriatica, a Bari. Il corpo principale della divisione canadese si era trasferito a Potenza, dove era affiancato dalla quinta divisione inglese, che aveva raggiunto Auletta, una ventina di chilometri più in là verso ovest. Sul fianco sinistro dell’Ottava Armata le forze del generale Clark si stavano raggruppando per una nuova offensiva. Così,  il 21 settembre i due eserciti alleati furono saldamente legati in un fronte continuo da Bari a Salerno.

GERALD NICHOLSON

 

* Le operazioni Avalanche e Baytown furono le più importanti grandi manovre militari alleate per avviare l’invasione della Penisola e per liberarla dai tedeschi. Le due più importanti sicuramente fino alla linea Gustav e nei territori dell’Italia meridionale. Sull’operazione Avalanche fu fatto anche un film. Sostanzialmente, si può dire che l’operazione Avalanche fu quella dello sbarco a Salerno e fu un’operazione militare di sbarco anfibio messa in atto dagli Alleati lungo le coste del golfo della città di Salerno il 9 settembre 1943, nel corso della campagna d’Italia della seconda guerra mondiale. Con questa operazione, gli alti comandi Alleati intendevano costituire una importante testa di ponte nel territorio dell’Italia continentale, con l’obiettivo di creare un trampolino di lancio per la conquista di Napoli e il suo fondamentale porto, per rifornire le truppe alleate impegnate sul fronte italiano. Le forze  della 5ª Armata statunitense del generale Mark Clark, impegnate nello sbarco, sarebbero state successivamente raggiunte dalle forze della 8ª Armata inglese di Bernard Montgomery provenienti da sud (operazione Baytown), assieme alle quali avrebbero poi attaccato le postazioni difensive tedesche del Volturno e della linea Gustav nell’Italia centrale. Le cose inizialmente si stavano mettendo molto male per gli Alleati, che solo con grande eroismo e spirito di resistenza riuscirono a capovolgere le sorti della operazione dopo una settimana di estenuanti e sanguinosi scontri con i tedeschi. Aldilà della vittoria alleata, quasi insperata, il bilancio fu pesante; 9.000 morti fra gli alleati e solo 650 fra i tedeschi. La vittoria fu pagata dagli Alleati con un altissimo tributo di sangue.

 

Introduzione, traduzione dall’inglese e note a cura di Pino A. Quartana

 

(NELLA FOTO; carristi della 1a Divisione canadese si avvicinano a Potenza)

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