E’ venuto proprio il momento che Potenza si ribelli verso la strategia ‘basilisca’ di escludere il capoluogo regionale e la montagna potentina dalle strategie turistiche e di sviluppo economico della Basilicata. E’ venuto proprio il momento che si apra una vertenza di Potenza e del suo hinterland contro la Regione Basilicata.
L’ideologia basilisca regionale continua ad escludere Potenza dal “programma turistico” delle 4 M (Matera, Maratea, Melfi e Metapontino), dimenticando la 5a M, cioè la M della Montagna potentina, che ha il suo fulcro nel centro più popoloso e grande della regione con le sue attrazioni culturali e artistiche, che non vengono mai non valorizzate dalle istituzioni regionali.
L’appuntamento dei comuni lucani a Matera del 17 ottobre 2017 ( i comuni lucani con Matera 2019 ) in occasione del terzo anniversario della proclamazione di Matera come città Capitale europea della Cultura per il 2019, ha visto il protagonismo di quattro poli di attrazione turistica, tutti ai confini della Basilicata (le 4 M : Matera, Maratea, Melfi, Metapontino) ed è un segno ulteriore della volontà della Regione Basilicata di continuare un processo di sviluppo centrifugo della Regione che favorisce solo le aree confinanti della Puglia, della Campania e della Calabria e che accelera un percorso di distruzione della coesione territoriale e della unità regionale, svuotando ed indebolendo il ruolo della città di Potenza, dai tempi dei Romani luogo baricentrico e di unità del popolo lucano. Questa opera subdola e distruttiva si evidenzia secondo diverse linee. La linea dello sviluppo produttivo, tanto per cominciare.
La Regione Basilicata già sta determinando interventi mirati alla disgregazione del territorio regionale con la individuazione della ZES ( Zone Economiche Speciali previste dal decreto per il Sud : D.L. n. 91/2017) a Lauria nell’ area sud della Regione, individuando Galdo come location per realizzare il polo logistico della provincia di Potenza e per favorire lo spostamento delle merci da esportare delle imprese ubicate in questo territorio regionale. Da questa scelta del “Governatore” lauriota (centro della religiosità lucana per la presenza del Beato Lentini e della storia militare meridionale per i natali dati all’ ammiraglio Ruggiero, nel XIII sec. ), suggerita da uno studio (non allegato alla delibera di Giunta regionale) proposto dall’ Osservatorio Banche-imprese (emanazione delle Banche presenti in Basilicata e di Confindustria a forte trazione ” energetica”), si introduce un nuovo modello o paradigma di sviluppo territoriale : il polo logistico della provincia di Potenza, considerato come area retroportuale di Napoli – Salerno ecc. ecc. Ma la ZES a Lauria non viene localizzata dove si trovano le imprese di trasporti e logistica, le aree industriali, i maggiori flussi di merci, la vicinanza alle infrastrutture viarie e ferroviarie, ma in un luogo “magico” attraversato solo dall’autostrada Salerno-Reggio Calabria, senza collegamenti ferroviari.
In passato, il polo logistico regionale – l’Interporto – fu ubicato nell’area industriale di Tito (perché baricentrico rispetto agli insediamenti produttivi nonché collegato altresì alla autostrada Salerno-Reggio Calabria con la Sicignano – Potenza, alla ferrovia dello Stato. perché vicino alle aree industriali di Tito, Potenza, Baragiano, Balvano, Sant’Angelo Le Fratte, perché distante circa mezz’ora dal Vulture, dove sono localizzate le aree industriali di Atella e Melfi, dove sono concentrate la quasi totalità delle imprese produttive del primario, secondario e terziario, dove vengono realizzati i maggiori flussi di merci da consegnare alle imprese, dove sono ubicate tutte le imprese di logistica e trasporti merci).
Ma invece ora la Giunta Regionale indica il polo logistico a Galdo di Lauria (guarda caso, paese di Pittella) sulla base di scelte future che non tengono in considerazione il presente: il decreto Sud, istitutivo delle ZES, prevede benefici fiscali e semplificazioni amministrative per imprese esistenti e per l’attrazione di investimenti esteri. Le merci dovrebbero raggiungere il polo logistico di Lauria e poi dovrebbero essere consegnate a tutte le imprese della provincia di Potenza, ma facendo così non si terrà in conto il fatto che le distanze da Lauria rispetto al Potentino (circa 1 ora e mezza) e al Vulture (circa 2 ore) rendono diseconomico tale flusso logistico. Ma, poi, quali settori e dimensioni di imprese vengono favorite?
Non certo gli investimenti di imprese locali esistenti, che sono localizzate nell’hinterland potentino e nel Vulture. Ma, forse, le scelte regionali favoriscono le multinazionali energetiche interessate a raggiungere le aree portuali di Napoli-Salerno per portare a destinazione le risorse del sottosuolo lucano? Altre scelte scellerate sono quelle legate alla promozione turistica.
La scelta di puntare su quattro aree strategiche per il turismo (Matera e il turismo etno-antropologico, Maratea e il turismo balneare, Melfi e il turismo dei Castelli Federiciani, Metapontino ed il turismo balneare dimentica la quinta M della Montagna Potentina. Quest’ultima, la Montagna potentina voglio dire, raccoglie una grande concentrazione di beni culturali e artistici, di boschi e paesaggi montani, di attrazioni gastronomiche e tanto altro. Dimenticando Potenza con i suoi beni culturali (Museo Archeologico Nazionale Dino Adamesteanu, Galleria Civica, Museo Diocesano, Museo archeologico Provinciale, Pinacoteca Provinciale, il nuovo palazzo della Cultura delle Biblioteche Nazionali e Provinciali, la villa Romana, il Ponte Romano, il ponte Musmeci, l’architettura del 1900, quadri importanti del 1500 e del 1600, le opere di arte contemporanea dell’artista newyorkese Albert Friscia, uno dei duecento artisti più importanti della storia americana (USA), porte e chiese medievali e il chiostro di San Francesco ed altro ancora, la Grancia di Brindisi di Montagna, gli scavi archeologici di Vaglio, le Dolomiti lucane e il volo dell’Angelo tra Pietrapertosa e Castelmezzano, l’area naturalistica dell’Oasi del Pantano e Rifreddo di Pignola, la Sellata e le piste sciistiche di Pierfaone di Abriola, il Palazzo Ducale di Pietragalla, la Torre di Satriano e l’area archeologica di Tito, l’ area archeologica del Basileus di Baragiano, il museo di Muro Lucano, i boschi e i parchi. C’è in tutta la regione una tale concentrazione di tesori che provengono da tutte le epoche della storia come a Potenza e nel suo hinterland?
Un tesoro nascosto o occultato? Il sindaco di Potenza De Luca ha partecipato alla kermesse /manifestazione materana che ha esaltato le 4 M, escludendo Potenza e la Montagna Potentina? In che modo il primo cittadino di Potenza difende le ragioni del capoluogo? La città di Potenza è stata esclusa dalla programmazione nazionale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo (MIBACT), guidato da Franceschini, e rappresentato da un lucano illustre a capo di gabinetto; Giampaolo D’Andrea di Avigliano. Nel “P.o.n. cultura e sviluppo’ dei fondi comunitari per la programmazione 2014-2020 sono stati stanziati 26 milioni di euro per i poli museali della Basilicata e i soli musei regionali rimasti esclusi dai finanziamenti comunitari e nazionali sono stati quelli di Potenza (a Matera sono andati più di 11 milioni di euro). ‘Ringraziamo’ i rappresentanti regionali che hanno partecipato alla scelta dei siti finanziati (dottoressa Minardi – Regione Basilicata, dottoressa Ragozzino – Polo Museale di Basilicata, arch. Canestrini – Soprintendenza di Basilicata).
Vengono, insomma, a galla due modelli culturali contrapposti; quello effimero degli eventi spot, dei “fuochi di artificio”, molto immediati, plateali, appariscenti e rumorosi e quello degli eventi o dei processi strutturali, che sono costruiti per durare nel tempo e sedimentarsi. A questi due modelli corrispondono anche due contrapposti modelli gestionali :uno “assessorile ” e l’altro istituzionale con due contrapposti modelli organizzativi: uno di tipo “clientelare”, con interventi a pioggia estemporanei, e l’altro che privilegia la competenza e la durata. Si deve favorire l’evento o il museo? Ecco perché a Potenza non si vuol far decollare il turismo e la cultura. Gli antichi romani per conservare il loro potere sui popoli o sulla società ricorrevano alla strategia del ‘dividi et impera’. Tale strategia viene perseguita dai “poteri feudali” regionali con la complicità di “politici” potentini, che, in cambio di un ritorno nel giro del potere, sono complici ed asserviti a questa strategia. Lo strumento per favorire il controllo di pochi passa attraverso la futura legge elettorale regionale: si vuole ripartire la regione in quattro o più aree, in modo che con la scusa della valorizzazione delle singole aree ristrette si possa favorire il localismo ed il potere del “feudatario ” : cinque o sei feudatari decidono tutti i candidati consiglieri regionali. Il conte di Sant’Arcangelo, il Marchese del Grillo, pardon di Lauria, il barone potentino-acheruntino, il Duca della Magna Grecia, la Duchessa dei Sassi con tutta la loro corte di vassalli, valvassori e valvassini. Per non parlare di quel che combina l’A.P.T. Basilicata (l’ente di promozione turistica della Basilicata).
MARCO TROTTA
Nella foto; Un bel palazzo semicentrale in Corso Garibaldi a Potenza.