LIVING IN A BASILISKIAN WORLD (il caso di una foto ‘gotica’)

formato quadrato pz review

Questa è una foto promossa da un gruppo facebook potentino e che è stata pubblicata qualche giorno fa sulla pagina facebook ‘Basilicata Turistica’, la pagina ufficiale dell’APT regionale. Per commentare su quella pagina la foto di Potenza che vedete avevo scritto due commenti. Ecco il primo:

“Questa bellissima foto di ispirazione ‘dark’, quasi gotica addirittura, è l’ennesima manifestazione e conferma del fatto che i potentini hanno una idea della loro città soprattutto serale e notturna. Le foto più amate dai potentini (ed anche quelle che riescono meglio) sono serali o notturne. Quelle diurne spesso hanno il cielo coperto o grigio. C’è anche un gruppo su facebook che si chiama, non a caso, ‘Potenza di sera’. Una Potenza solare o di giorno i potentini non la immaginano neppure. Ciò non vuol dire che a Potenza non ci sia mai il sole, ma che l’immaginario identitario collettivo contempla poco o nulla una città solare e mediterranea quanto, piuttosto, una città che esalta ed ama i toni crepuscolari. Insomma, si tratta di un immaginario del tutto opposto ed abbastanza estraneo a quello meridionale ed anche basilicatese. Quindi, questa foto non è casuale o sporadica ma riflette una inclinazione identitaria ed una specificità di Potenza rispetto all’universo meridionale”.

E poi rispondendo ad un signore che su quella stessa pagina ha definito ‘ottima’ la mia descrizione, ho aggiunto anche questo secondo commento:

“Grazie signor Vietri. Questa città ha dei parametri inusuali per essere una città del Sud. L’immaginario collettivo è abituato a percepire come una città del Sud quella che riflette la tipica bellezza meridionale; pianura o mare, sole, casette basse tipiche dei borghi, magari di colore bianco ecc. A Potenza non c’è nulla di tutto questo, ma questo non significa che non sia bella. Ciò che appare lontano alla sensibilità mediterranea e meridionale, può apparire bello ed interessante per altre persone che hanno canoni di bellezza del tutto diversi”.

Ogni volta che appare una foto di Potenza su quella pagina mi accorgo sempre più di alcune cose che mi lasciano molto perplesso. Soprattutto due cose;

1) Se questa pagina, braccio dell’APT e quindi della Regione Basilicata, vuol dare a chi la segue (suppongo anche da fuori regione) l’immagine di una regione che, in base al noto programma MT 2019, vuole attrarre il segmento turistico interessato alla cultura ed all’arte, allora sta mancando totalmente l’obiettivo. Basta vedere gli ultimi venti post pubblicati; ci sono dieci, ma forse anche di più, foto di Matera, sempre e solo Sassi (io me la prenderei con ‘Basilicata Turistica’ anche se fossi un materano perché l’idea trasmessa da BT è che a Matera oltre ai Sassi non ci sia assolutamente nient’altro). Quando BT non mette le solite foto sui Sassi (visti da ogni angolazione possibile; da destra, da sinistra, da sotto, da sopra, di sera, di giorno ecc. ecc.), le foto dei post pubblicati e proposti riguardano sempre aspetti folcloristici o culinari-gastronomici o aspetti naturalistici o turistici di intrattenimento (il Volo dell’Angelo, il Ponte sulla montagna appena aperto in un altro paese, una masseria sperduta in qualche remotissima contrada lucana e così via). Ma la cultura e l’arte dove sono? O almeno, alta cultura e grande arte; dove sono? A dire il vero, di grande arte e di alta cultura ce ne sono pochine in questa regione, assolutamente più nota per altri aspetti etno-antropologici, ma quella poca che c’è la nascondono così bene che sembra se ne vergognino proprio. E qui non parlo, almeno per questa volta, prima di tutto da potentino; almeno quel poco di grande arte che c’è in questa regione perché non viene mai, dico mai, proposta o pubblicizzata dalla pagina facebook dell’APT? Il Polittico della Madonna col bambino della Chiesa di Santa Maria della Platea a Genzano di Lucania di Giovanni Bellini è talmente ‘impresentabile’ al punto di essere sempre sacrificato a favore di una masseria o di un calanco di Aliano? Una chiesa rupestre o una corda attaccata a due montagne ci rendono orgogliosi come lucani o basilicatesi molto ma molto di più, a giudicare dai post pubblicati da ‘Basilicata Turistica’, del Polittico di Cima da Conegliano che si trova a Miglionico?

2) Torniamo a Potenza e a ‘Basilicata Turistica’. Io non dico nemmeno che sia colpa di chi gestisce quella pagina, ma ormai è ben chiaro il fatto che quella pagina si è ritagliato un pubblico che chiamerei ‘basilisco’, pubblico composto non solo da emigranti lucani nostalgici dei loro paesini lasciati alle spalle, ma anche, in piccola parte, da italiani a cui la Basilicata interessa solo come testimonianza di arretratezza, diciamolo francamente, etno-antropologica e rurale. O solo come luogo esotico, magari con qualche assonanza e simiglianza medio-orientale (ecco perché sempre e solo Sassi). Luogo esotico che non c’entra niente con la cultura e l’identità italiana ed europea (alle quali Potenza ma anche altri centri della regione, invece, non sono affatto estranei); un cliché, quello esotico, che, probabilmente, ‘funziona’ dal punto di vista del marketing turistico e che funziona proprio perché non c’entra niente con l’immagine dell’Italia o con la tradizione culturale italiana ed europea. Funziona, per esempio, nel promuovere film ambientati nella Palestina di 2000 anni fa e cose di questo genere. Quindi, questa miscela basilisca, a metà strada tra un arcaico e misero mondo contadino meridionale, di cui va di moda proclamarsi nostalgici, levianamente nostalgici of course, e questa insolita enclave mediorientaleggiante in Italia, evidentemente funziona in termini di marketing turistico e ad essa si vuole uniformare tutto il resto della regione. Figuriamoci allora il trattamento riservato dall’APT e dalla piccola casta burocratica basilicatese (o ‘basilisca’, per meglio dire) a tutto ciò che non solo non rientra perfettamente in questo cliché oleografico, ma che, come nel caso di Potenza, lo smentisce, lo contraddice e lo annulla bruscamente. Forse, dietro queste scelte c’è uno studio di marketing turistico, forse hanno capito che gli italiani se tengono in minima considerazione turistica la Basilicata lo fanno solo per gli aspetti rustici-folkloristici-esotici e non certo per la grande cultura o per la grande arte. Non certo perché è il luogo in cui si intrecciano ‘alta’ cultura e ‘grande’ arte, non certo per essere luogo di grande arte ed alta cultura, come, invece, il titolo CEC 2019 lascerebbe immaginare. E, quindi, la alterità etno-antropologica basilisca attrae oggi un pubblico di milanesi saturi del Castello Sforzesco o della Pinacoteca di Brera o di americani che l’Empire State Building lo hanno visto mille volte nella loro vita o di tedeschi che conoscono a menadito la Galleria degli Uffizi e che ormai sulla ‘Primavera’ del Botticelli o sulla ‘Flagellazione di Cristo’ di Piero della Francesca potrebbero quasi scrivere un saggio tanto conoscono bene queste grandi opere d’arte (certamente le conoscono molto meglio i turisti tedeschi o inglesi che un italiano medio); un pubblico questo a caccia di emozioni esotiche (anche se ancora più facebookiano che reale) e che vuol vedere assecondata sempre la sua idea della Basilicata come luogo quasi mediorientale, picchiato da un sole cocente, una regione contadina di masserie e di paesetti fuori dal tempo e così via, come nello stereotipo leviano o del levismo oleografico. Tutto ciò che va fuori da questi schemi non viene gettonato, non catalizza ‘like’ sui social network. Furbamente quelli dell’APT Basilicata hanno capito che esiste, almeno potenzialmente, una non irrilevante ‘nicchia’ turistica che cerca queste cose particolari ed ovviamente ci gioca sopra (anche per il motivo da me esposto poco sopra e cioè che la Basilicata di grande arte e di alta cultura ne ha avuta sempre pochina). Comunque sia, la logica ormai è questa e tutto ciò che da essa esula ‘deve’ essere soffocato e nascosto. Tra le cose che devono essere fatte sparire dall’immaginario e dalla vista del turista settentrionale o straniero ci sono, per esempio, le rarissime e bellissime foto su Potenza, come quella che è girata in questi ultimi giorni. Analizzatela attentamente questa foto. Una bella ed elegante piazza ‘borghese’ in un’atmosfera crepuscolare o una crepuscolare atmosfera notturna di sapore nordico. Ricordo anche altre foto di Potenza che non hanno riscosso curiosità o simpatia sulla pagina di ‘Basilicata Turistica’; un Ponte d’arte moderno studiato ed ammirato in tutto il mondo come opera d’arte moderna, un portale rinascimentale da sogno (Chiostro di San Francesco) sono tutte cose che non destano nei lettori di ‘Basilicata Turistica’ la benché minima emozione o il minimo apprezzamento. I ‘like’ tornano subito dopo le molto sporadiche foto potentine non appena riappare la foto di un calanco brullo ed assolatissimo o la foto di una trattoria di paese con la tavola imbandita e zeppa di piatti di salsiccia e peperoni cruschi (buonissimi, per carità, ma si tratta di tutt’altra cosa rispetto al discorso che sto portando avanti), trattoria magari frequentata anche da suonatori di cupa-cupa e di organetto. Ripeto; io non do nemmeno la colpa all’APT o a ‘Basilicata Turistica’ perché non voglio nemmeno pensare che si tratti di ignoranza pura e caprina. Allora, però, si tratta di una precisa scelta di marketing: la Basilicata deve essere solo ‘quello’. In altre parole, deve essere solo l’esaltazione parossistica della estetica della miseria contadina e del sottosviluppo frammista a quella del pensiero meridiano (Franco Cassano) e dei suoi climi mediterraneo-orientali. Anzi; la Mistica dell’estetica della miseria. Ognuno è libero di scegliersi il segmento turistico che vuole e che, magari, funziona per i suoi interessi, ma, di certo, Potenza è tutt’altra cosa e, del resto, a moltissimi potentini l’immagine basilisca che si vuol dare come prevalente, se non proprio esclusiva, di questa regione provoca solo nausea e repulsione. Ho letto un altro commento su questa foto. Un potentino ha detto che si tratta di una foto “tetramente bella”, ma ci ha tenuto a precisare, “nel senso positivo del termine”. Certamente è una foto o una proiezione di immagine che fa a pugni con quella  ipersolare, meridiana e mediterranea, ultrameridionale (più meridionale che meridionale non si può) che è stata decretata come parte fondamentale della iconografia e dell’immaginario circa la Basilicata. Decretata da chi? Ma sicuramente anche dall’APT Basilicata. Incredibilmente, risulta, quindi, molto difficile far capire a molti nostri corregionali che ci sono tante vere e grandi opere d’arte dell’ingegno musicale, letterario e pittorico nordico (soprattutto inglese e tedesco, ma anche fiammingo) che sono ‘tetramente’, belle, anzi sublimi. Di sicuro, questa foto bellissima è vista con un occhio ‘gotico’, alquanto spettrale. Una variante della composita estetica romantica. Ma qui ci dobbiamo capire. Siamo in una regione dove si esaltano i climi basilischi, cioè siamo in un contesto (‘culturale’?) ed estetico del tutto opposto, per farla in breve, anche se il discorso sarebbe lungo ed interessante e tale da scriverci un saggio inedito. Come ho detto e scritto già in altre sedi (per esempio, nel mio saggio sulla identità di Potenza, pubblicato su questa stessa rivista nel novembre 2016), la nostra città, Potenza (questa rivista è una rivista di Potenza e che si occupa solo di Potenza), ha, insieme a nette connotazioni meridionali, anche una caratteristica inedita ed abbastanza singolare in Basilicata (nella Basilicata ‘basilisca’ ancor di più) e nel Sud; un immaginario del tutto opposto e di tipo nordico (il romanticismo è un fenomeno culturale complesso e tipicamente nordico, mi riferisco a quello vero e non al romanticismo da presepe meridionale, che non lo è). Questo immaginario è molto diffuso nella nostra città ed amato dai potentini e questa foto ne è l’ennesima dimostrazione. Lo spirito potentino propende per questa anima in mille altri modi. Basta ‘leggere’ e decifrare con un minimo di attenzione le tante foto che vengono pubblicate di continuo sulle pagine facebook cittadine per capire cosa c’è al fondo dell’inconscio collettivo dei potentini. Questi climi, queste estetiche, queste poetiche sono invece tabù per l’Ente di promozione turistica regionale, il cui atteggiamento verso Potenza e tutto ciò che Potenza rappresenta (tanta roba) ormai è chiaro e ben noto, anche in virtù di altre scelte recenti che hanno destato molte polemiche in questa città. Interpretando lo stato d’animo di molti potentini, mi viene da rivolgere all’APT una richiesta. In poche parole, spettabile A.P.T. Basilicata fai e dici tutte le cavolate che vuoi, ma almeno la pagina facebook ‘Basilicata turistica’ ridenominala ‘Matera Turistica’. Ne guadagnerà la chiarezza. Inoltre, trasferisci pure la tua sede a Matera. Vi chiedo e vi chiediamo proprio di farlo; a Potenza ed ai potentini non mancherà proprio per niente l’APT, anzi…

Potenza non è rappresentata dall’APT, neanche minimamente. Credo, inoltre, che alla fin fine non sia nemmeno più solo un problema di Potenza, ma della intera Lucania o Basilicata non basilisca. Non so dire se la Basilicata non basilisca sia ormai minoranza o sia ancora maggioranza; in tal caso maggioranza silenziosa. Il Vulture è rappresentato? Il Melfese è rappresentato? Maratea è rappresentata per ciò che merita? Avrei forti dubbi a dire che  queste altre zone sono rappresentate. Ma, in ogni caso, Potenza è, di certo, non solo non rappresentata, ma proprio esclusa ‘a priori’, volutamente esclusa, come se all’APT avessero timore e panico nel pensare che promuovendo Potenza si possa iniettare un virus non basilisco o addirittura, nel caso di Potenza, antibasilisco, un virus antibasilisco in grado di  ‘contaminare’ l’immagine di questa regione che questo Ente sta disperatamente cercando di offrire al’Italia ed al mondo. E’ un problema culturale prima ancora che di immagine e di turismo o di marketing turistico. Ma posso e voglio dire anche di più e sono certo di dirlo almeno a nome della maggioranza dei potentini. Potenza non è rappresentata dall’APT e non vuole nemmeno essere più rappresentata dall’APT. Paradossalmente, se l’APT se ne andasse da Potenza e si insediasse a Matera ciò potrebbe costituire addirittura una insperata chance, una nuova chance per la promozione del turismo a Potenza.

 

P.S. Il titolo è una parafrasi di un famoso brano dei Beatles. Chiedo scusa ai favolosi quattro di Liverpool per avere usato il titolo di una loro canzone anche se solo per stigmatizzare un mondo così deprimente esteticamente e culturalmente come il mondo basilisco.

 

PINO A. QUARTANA

Foto di Natale Di Noia

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