L’attività artistica di Antonio Busciolano si lega prevalentemente alla committenza ecclesiastica, anche se non vanno trascurate quella pubblica e privata. Tra il 1853 e il 1857 realizzò, infatti, il gruppo dell’Immacolata, San Pietro e San Paolo per l’altare maggiore della chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, oltre a San Giovanni Evangelista e l’Addolorata. Al 1859 risale un’altra statua dell’Immacolata Concezione per la Cappella annessa al Palazzo Nuziante e, ancora, il 1863 fu un anno molto importante per Antonio Busciolano giacché, a Napoli, realizzò il Pier Delle Vigne per il cortile del Salvatore e collaborò alla esecuzione del Monumento di Piazza dei Martiri, mentre per la città di Potenza realizzò il busto in marmo dedicato a Mario Pagano. Infine, negli ultimi anni della sua attività aprì un laboratorio al Reclusorio. Alla sua morte, il 10 agosto del 1871, non aveva portato a termine alcune commissioni, come il Cristo per la Chiesa di San Severo e due busti in marmo, dedicati uno a Giuseppe Garibaldi e l’altro a Vittorio Emanuele, che pare siano stati venduti in America dal suo collaboratore Luigi Pasquarella.
Il gruppo scultoreo in marmo L’Immacolata, San Pietro, San Paolo; l’Addolorata; San Giovanni Evangelista, venne realizzato per la Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli tra il 1853 e il 1857. La Vergine Immacolata scolpita da Busciolano è posta all’interno di un’ampia nicchia, le cui pareti di fondo in marmi policromi risalgono alla prima metà del Seicento e furono realizzate da Cosimo Fanzago. Le superfici laterali sono scandite da sei colonne in alabastro, due delle quali racchiudono la nicchia, mentre le altre accolgono due altorilievi raffiguranti Sant’Ignazio e San Francesco Saverio e il San Pietro e il San Paolo, opera del Busciolano. Le statue di San Giovanni Evangelista e dell’Addolorata sono, invece, oggi collocate ai piedi di un crocifisso addossato al primo pilastro della navata centrale. Come ricorda il De Grazia la realizzazione del gruppo scultoreo venne finanziato dal Duca di Corigliano. In particolare, la scultura dell’Immacolata riscosse così tanto successo che il poeta Nicola Sole – amico e conterraneo del Busciolano – le dedicò un componimento poetico dal titolo La fanciulla e l’artista, in cui il poeta immagina il giovane artista realizzare la sua scultura ispirato dalla visione del golfo di Napoli e dalla musica.
La scultura dell’Immacolata fu realizzata nel 1859 per la Chiesa di Palazzo Nunziante, appartenuto al marchese Alessandro Nunziante: Busciolano ottenne questa commissione grazie a Domenico Morelli, che in quel periodo lavorava agli affreschi della chiesa. Per espresso desiderio dei committenti tanto gli affreschi quanto l’opera di scultura furono realizzati in stile neobizantino, ormai abbandonato dagli artisti che guardavano invece alle novità dei Puristi e di Overbeck, ma Busciolano riuscì ugualmente a realizzare un’opera perfetta nel suo genere.
Il Pier delle Vigne è situato nel cortile del Salvatore a portico e logge eretto nel 1605 su progetto del gesuita Giuseppe Valeriano. Nelle arcate del porticato, di fronte all’ingresso, si ergono le grandi statue di San Tommaso, Giordano Bruno, Giambattista Vico e Pier delle Vigne, realizzate rispettivamente da Tommaso Solari, Federico Filiberti, Pasquale Masullo ed Antonio Busciolano.
Un’altra importante commissione riguardò uno dei leoni scolpiti per il Monumento dei Martiri della Piazza omonima. Il monumento commissionato da Ferdinando di Borbone in origine doveva essere dedicato alla Madonna della Pace, ma – dopo l’Unità d’Italia – il monumento venne invece dedicato ai caduti delle rivoluzioni del 1799, 1820, 1848 e 1860. Il progetto monumentale concepito da Enrico Alvino si sviluppa su due basamenti quadrangolari decorati rispettivamente con corone e rilievi in bronzo, sormontati da una colonna ionica su cui svetta una Vittoria alata opera di Emanuele Caggiano. Ai piedi del basamento sono collocati i quattro leoni. Il leone “morente”, opera di Busciolano, rappresenta i caduti della Repubblica Napoletana: l’animale è ripreso nell’attimo prima di spirare mentre con le due zampe anteriori trattiene il fascio littorio. Il leone “trafitto”, opera di Stanislao Lista, rappresentando i caduti del 1820, riprende l’animale mentre raccoglie le ultime energie per strappare dal fianco la spada; mentre il leone “sdraiato”, con lo statuto del 1848 sotto la zampa, rappresenta i caduti del 1848 ed è opera del Ricca, mentre il leone “in piedi” è dedicato ai caduti garibaldini del 1860 e venne eseguito da Tommaso Solari. Il breve saggio dedicato all’opera monumentale da Luigi Settembrini spiega in chiave simbolica l’alto valore patriottico attribuito al monumento. I leoni, simboleggianti la forza del popolo della rivoluzione partenopea, e le ferite inferte a ciascuno rappresentano le stesse inferte ai «padri, ai fratelli agli amici», mentre la colonna sormontata dalla Vittoria è il simbolo di quel legame ideale che congiunge il passato – maestro di vita – con il presente e il futuro.
Il Monumento funebre a Rocco Beneventani si eleva su una colonna dorica in pietra, alla cui sommità è collocato il busto circondato da fiori papaverini, simbolo del riposo. Il monumento funebre dedicato all’economista, tuttavia, ha suscitato qualche perplessità circa l’attribuzione del lavoro: Paolo De Grazia, infatti, attribuisce la sua realizzazione al Busciolano, mentre oggi risulterebbe attribuito a un certo Luigi Rispoli, scultore della seconda metà del XIX secolo. La descrizione riportata da Paolo De Grazia risulta essere accurata e corrispondente al monumento, tanto che è presumibile (dall’ampia descrizione del sito in cui è collocato) che abbia potuto vedere personalmente il monumento. Corrispondente è, inoltre, anche l’epitaffio riportato sul monumento che il De Grazia trasferisce in nota: «Rocco Beneventani cavaliere – tenne gran tempo alti gli uffici civili- ultimamente quello di consultore di stato – d’operosa scienza di gentile natura – lavorò leggi nobilissime onde ancora si governa il reame – al cui bene ed alla virtù seppe solo chinarsi – mete nel resto verecondo pietoso – non dimise mai scontento il poverello – nacque in Sasso addì 21 luglio 1852 – d’idropericardia – la moglie Silvia Albanese dei Castrioti – ed i figlioli Valerio ed Emilio – gli posero questa memoria».
Il Monumento funebre a Carlo Troya, posto nel Cappellone dell’altare maggiore della Chiesa di San Severino e Sossio di Napoli, si sviluppa in senso verticale. Alla base è collocata la lapide dedicatoria, sovrastata dal sarcofago, che poggia su zampe zoomorfe. Il monumento è delimitato per l’intera altezza da due paraste che inglobano una nicchia all’interno della quale c’è il busto di Carlo Troya, posto su una mezza colonna cilindrica, incoronato dalla Fama, simboleggiata da una figura femminile panneggiata all’antica che evidenzia il gusto classicheggiante dell’intera composizione.
Infine, a Potenza, l’ultima opera di Busciolano, ossia il Mario Pagano. Il giorno 15 luglio del 1862 venne inaugurata la Corte di Assise di Potenza. Il Presidente Giovanni Rossi propose in quell’occasione una sottoscrizione di pubbliche offerte per la realizzazione di un busto in marmo da dedicare a Mario Pagano «gloria della Lucania per virtù, scienza e martirio». Fu raccolta la cifra di 1.234 lire e l’opera venne affidata ad Antonio Busciolano, che la consegnò al popolo potentino il 14 marzo 1863. Oggi il Mario Pagano si trova nel nuovo Palazzo di Giustizia di Potenza.
ANTONIO D’ANDRIA
Nella foto; la statua di Pier delle Vigne dello scultore potentino Antonio Busciolano situata nel Cortile delle Statue a Napoli