Qualche mese fa ‘Potentia Review’ ha ricostruito con ampiezza ed in profondità (forse, per la prima volta dalla fine del secondo conflitto bellico mondiale) la storia dei pesanti bombardamenti su Potenza ad opera delle aviazioni americana ed inglese (il tragico bilancio fu di 187 morti) e, nello stesso tempo, anche la vicenda altrettanto drammatica del disfacimento a Potenza del Comando della VIIa Armata col suicidio del colonnello Faccin. Recentemente di quei fatti se ne è occupata anche RAI STORIA, che ha dedicato una trasmissione a quella vicenda potentina diventata emblematica dell’eclissarsi delle forze armate italiane all’indomani dell’8 settembre 1943, data dell’armistizio sottoscritto dall’Italia con le Forze Alleate ed in prima persona col generale statunitense Eisenhower e col generale inglese Harold Alexander, comandante delle Forze Alleate in Italia. Ma c’è ancora da raccontare e da riportare alla luce di quel cruciale periodo, che ha cambiato la storia d’Italia e le cui conseguenze si sentono ancora oggi. Intendo dire che c’è ancora da raccontare sul periodo bellico a Potenza. C’è un’altra storia che, col tempo, si sta rivelando anch’essa emblematica non solo per noi italiani e per noi potentini, ma anche per gli storici militari di uno dei Paesi che contribuirono maggiormente alla guerra ed alla liberazione del nostro Paese; il Canada. Tutto cominciò, così come per il disfacimento della Settima Armata del Regio Esercito Italiano, il cui comando era situato, come già detto nel precedente articolo (“Una tragedia nella tragedia italiana; l’8 settembre a Potenza” pubblicato in ‘Potentia Review’, numero del 30 aprile 2017), proprio a Potenza, con lo sbarco degli Alleati in Sicilia e con la firma dell’armistizio a Cassibile in Sicilia, stipulato il giorno 8 settembre 1943. Le forze alleate subito dopo approntarono i piani per risalire la penisola e per cacciare via le truppe tedesche. Lanciarono due operazioni. L’operazione BAYTOWN, l’invasione angloamericana dell’Italia meridionale, a partire dalla Calabria, come prosecuzione delle azioni militari in Sicilia, iniziò il 3 settembre. Vediamo cosa accadde in quei giorni in cui la grande Storia si affacciò al Sud e ritorniamo a quei giorni decisivi per la Storia mondiale, per la storia umana, avendo come riferimento privilegiato il ruolo delle truppe canadesi (fra poco dirò il perché). I gruppi di battaglie mobili canadesi cominciarono a funzionare il giorno D + 4 (7 settembre) quando la X Force, guidata dal 14° Reggimento armato canadese (Reggimento di Calgary), avanzò fino alla strada costiera. Ma l’avanzata fu molto lenta ed il 9 settembre il generale inglese Montgomery, il vincitore di El Alamein, cominciò a preoccuparsi per questo fatto. Nello stesso giorno veniva lanciata l’Operazione AVALANCHE (Valanga), che prevedeva lo sbarco a Salerno, considerata Bridgehead (testa di ponte), e che aveva come obiettivo quello di posizionare sul terreno italiano la Quinta Armata dell’esercito statunitense. I primi giorni le cose andarono molto male per le truppe alleate. I tedeschi non si fecero prendere di sorpresa e reagirono con estrema energia, quasi respingendo in mare gli Alleati. Il generale Sir Harold Alexander, a quel punto sollecitò il gen. Montgomery affinché gli uomini sotto il suo comando che risalivano la costa jonica calabrese accelerassero la loro marcia in modo da prendere alle spalle i tedeschi e costringerli a distogliere parte delle loro Divisioni, che si erano ammassate intorno alla spiaggia di Salerno. Una mossa che sarebbe stata decisiva per il successo della operazione Avalanche e per tutto l’esito della campagna d’Italia. La battaglia fu in bilico per sei giorni e le truppe alleate se la videro veramente brutta, anche perché non si aspettavano che i tedeschi concentrassero a Salerno ben quattro delle loro cinque divisioni del sud dell’Italia allo scopo di distruggere la testa di ponte alleata. La battaglia fu per i seguenti sei giorni quasi data per persa; gli Alleati non ricevettero alcun sostegno; i rinforzi alleati era ancora ben lontani dall’accorrere a Salerno. Entro la metà di settembre, comunque, la parte posteriore delle Divisioni tedesche che osteggiavano gli sbarchi alleati a Salerno era minacciata dalle Divisioni alleate, che avanzavano dalle coste calabresi. Il generale Von Vietinghoff, comandante delle forze tedesche, cominciò allora a concentrare le sue truppe intorno alla testa di ponte angloamericana di Salerno. Dopo alterne fortune, il 16 settembre le forze alleate riuscirono a respingere il blocco tedesco ed a sfondare le linee. L’operazione Avalanche aveva avuto successo ed a quel punto i capi militari degli Alleati cominciarono a studiare i nuovi piani per proseguire la risalita e, quindi, la liberazione dell’Italia dai tedeschi. Potenza, era allora un centro di comunicazione sia per le linee stradali che per le linee ferroviarie ed era anche un punto chiave nella linea di ritirata dei tedeschi. Situata a metà strada tra Salerno e Taranto, Potenza era (ed è) anche il centro geografico del Sud. A ciò si aggiungeva un ulteriore fatto importante e cioè che era la sede del quartier generale della Settima Armata dell’Esercito italiano (nel 1943, l’Esercito italiano era strutturato in tredici Armate di cui sei erano stanziate fuori dai confini nazionali, come in Africa, in Grecia, in Russia ecc.). Come era già accaduto diverse volte nel corso della sua storia, con i Romani, poi con gli Angioini, quindi con i francesi di Napoleone e con i piemontesi, anche per le truppe alleate Potenza era considerato un centro strategico di una certa importanza dal punto di vista militare al punto che, dopo aver conquistato Salerno il 17 settembre del 1943, il leggendario generale inglese sir Harold Alexander in una direttiva scrisse ai comandanti suoi subalterni che in quel preciso momento Potenza era l’obiettivo principale della successiva fase dell’avanzata alleata. Dall’altra parte della barricata, l’esercito tedesco al Sud, dopo aver fallito l’obiettivo di ricacciare in mare le truppe alleate nel golfo di Salerno, aveva riformulato i propri piani. La sua intenzione a quel punto era che la notte tra il 21 ed il 22 settembre Divisioni tedesche avrebbero dovuto raggiungere una linea che si estendeva da Salerno a Potenza fino ad Altamura. Il compito di prendere Potenza fu affidato dagli alti comandi alleati ai canadesi. La Divisione canadese il 17 settembre era però ancora lontana dal futuro teatro delle operazioni. Si trovava ancora invischiata in quella incredibile e lentissima marcia sulla costa jonica che avrebbe successivamente scatenato tante polemiche tra gli Alleati e sarebbe stata necessaria una mossa rapida di allungamento di circa 200 km. per portare la Divisione in azione. L’importanza della città di Potenza era ovvia, ma la strategia degli alleati in quella fase è stata messa in discussione dai più recenti storici canadesi. Ci sono, quindi, giunti a questo punto, due domande che si incrociano; perché tanta lentezza da parte delle truppe alleate che si erano incamminate sulla strada costiera jonica? La seconda domanda si riferisce a quanto già stava accadendo a Potenza da alcuni giorni. Era nota a tutti i capi militari belligeranti l’importanza strategica ai fini militari di Potenza, ma dopo il collasso repentino della Settima Armata perché accanirsi tanto con bombardamenti così spietati, massicci ed anche inutili? La risposta la troviamo in un articolo scritto da Lee Windsor, uno storico militare canadese: “La decisione di continuare a bombardare Potenza è solo un esempio della mancanza di direzione strategica generale di questa fase della Campagna italiana. L’intelligence alleata aveva captato le intenzioni dei tedeschi di buttare gli alleati a mare a Salerno. Tuttavia, entro il 14 settembre la crisi della battaglia sulla spiaggia stava per finire e l’8a Armata (l’Ottava Armata britannica di Montgomery n.n.) doveva essere in movimento verso nord. I primi segni di un ritiro tedesco erano stati notati il 17 settembre, ma nessuno aveva ordinato alle forze aeree alleate di cessare gli attacchi aerei su una città le cui linee ferroviarie sarebbero servite ben presto agli Alleati”. Il comandante della 1a Divisione canadese incaricata di prendere Potenza propose un rapido attacco da parte di un gruppo di battaglioni motorizzati della terza brigata, per passare da Villapiana il 17 settembre, seguito dalla rimanente brigata. La prima brigata con artiglieria e cisterne a sostegno era ferma a Scanzano sulla strada costiera per proteggere il fianco destro della Divisione contro quella che si credeva fosse una Divisione nemica nei pressi di Altamura. Il comandante della Prima Divisione canadese, il generale Simonds, organizzò una task force intorno al reggimento di West Nova Scotia, la Boforce, che prese il nome dal comandante dell’unità, il tenente colonnello Pat Bogert. Sotto di lui fu aggiunto uno squadrone motorizzato, una batteria di artiglieria semovente del 1 ° Reggimento, un plotone dotato di mitragliatrici Vickers della Fanteria Leggera Saskatoon, una truppa di anti-tank più un reggimento di contraerea. Una compagnia del 9° Ambulanza Campo ed un plotone di genieri da campo della First Field Company arrotondarono la task force canadese. “Il viaggiatore di oggi – lascio ancora la parola allo storico Lee Windsor – può guidare su una autostrada moderna, la Statale 407, dal mare fino a Potenza. Nel 1943, la maggior parte del percorso era su strade strette che si dirigevano verso le montagne attraverso una serie di spettacolari tornanti. Seguendo il percorso originale si dà un’idea molto migliore dei risultati di Boforce, ma oggi i ponti e gli incavi sono intatti e l’unico nemico è un autista che corre ad alta velocità sull’altra corsia”. La marcia di avvicinamento a Potenza della task force canadese durò circa tre giorni. Provenendo dalla costa jonica lucana, i canadesi incontrarono lungo la marcia ostacoli ed intoppi di varia natura, per lo più relativi alla pessima viabilità della parte più interna della regione, ma anche alle mine dei tedeschi (ponti crollati, ecc.). Comunque, vennero a capo di ogni difficoltà ed alle ore 19,30 del 19 settembre 1943 la colonna canadese, con i carri armati Sherman in testa, era su una collina dirimpettaia rispetto al monte su cui sorge Potenza. Stava per cominciare quella che nei libri di storia militare canadese è stata definita la battaglia di Potenza (the battle of Potenza). Era già troppo scuro per il comandante di Boforce per studiare il terreno e il tenente colonnello Bogert doveva formulare il piano d’attacco dalle mappe. Il principale vantaggio difensivo di Potenza era la sua posizione dominante sulla valle del Basento, una posizione che offre un eccellente campo di fuoco. Il Basento stesso, che corre lungo il versante nord della valle, come tutti gli altri fiumi montuosi, in quel periodo dell’anno era praticamente asciutto e non presentava alcun ostacolo per la fanteria. Più grave per i canadesi era un ripido pendio situato lungo la ferrovia tra il fiume ed il centro abitato, che allora si restringeva sostanzialmente al centro storico della città. I rapporti di forza nemica a Potenza erano contraddittori, secondo le informazioni in possesso dell’intelligence canadese. Il 18 settembre, alcune fonti civili e militari italiane avevano indicato che i tedeschi stavano tenendo fortemente la città con la fanteria e l’artiglieria, mentre altri dichiaravano che Potenza era stata evacuata la notte precedente. Bogert dette credito alla prima ipotesi e così, prima di attaccare con due compagnie del reggimento di West Nova Scotia, decise di aspettare fino a quando la luna non si fosse alzata, intorno alle 23,00. Il tenente colonnello Pat Bogert, comandante della Boforce, non aveva perso tempo e ordinò alle sue truppe di muoversi alle 23.00 del 19 settembre. I canadesi occuparono un terreno in altura a sud di Potenza, da dove la statale n. 92 gira verso ovest, giù nella valle del fiume Basento, attraversando il fiume principale e due affluenti su tre ponti prima di raggiungere la zona abitata della città, salendo nel centro di Potenza. Il primo ponte era stato demolito dai tedeschi, come avevano già scoperto le pattuglie di ricognizione. L’area non era sotto osservazione nemica dalla città stessa, a causa di un crinale che interviene a togliere la visuale. Alle ore 02:00 del 20 settembre le forze canadesi persero sette uomini a causa di una mina esplosa. Un’ora dopo, una pattuglia della compagnia “A” indusse i tedeschi a tentare di colpire il secondo ponte. Le compagnie “C” e “D” West Nova Scotia intanto si erano già spostate attraverso il fiume e poi attraverso l’argine ferroviario prima di incontrare la resistenza nemica. All’alba, i West Novas erano sui binari ferroviari della città, dove si scontrarono con i paracadutisti tedeschi. Il fuoco tedesco impedì ai West Novas di avanzare nella valle aperta. L’ufficiale canadese Penhale, dopo aver portato gli altri due battaglioni della 3a Brigata (il 22° Reggimento Reale, il Carleton e il Reggimento di York) in avanti, durante la notte tentò di distribuire il 22° Reggimento in un movimento a est di Potenza per tentare di prendere l’altura da dietro, permettendo alle artiglierie di operare liberamente senza compromettere la West Novas nella parte meridionale della città. Mentre questo attacco si andava svolgendo, dopo mezzogiorno, una truppa dei Calgary Tanks si liberava degli ultimi ostacoli sulla strada principale ed entrava finalmente a Potenza. Con le truppe canadesi Potenza si liberava non solo della dittatura fascista, ma anche dei bombardamenti e della guerra che l’avevano portata allo stremo ed al quasi esaurimento delle sue capacità di resistenza. Questi furono a larghi tratti i fatti che interessarono Potenza a undici giorni di distanza dall’8 settembre e dai bombardamenti. Poi ci sono le interpretazioni. La scoperta che ho fatto è che, per il Canada, quella di Potenza fu una battaglia importante. Le ragioni di ciò si possono comprendere solo mettendosi nei panni dei canadesi. La battaglia di Potenza è stata esaminata da diversi storici canadesi; dal Windsor, dal Nicholson, dal Copp e da altri. “Dalla fine della seconda guerra mondiale, le prestazioni dell’Esercito canadese e dei suoi alti comandi militari in Europa durante la seconda guerra mondiale sono state oggetto di critiche crescenti. John A. English ha affrontato queste questioni dell’esercito canadese e della campagna in Normandia: uno studio sul fallimento dell’Alto comando. Bill McAndrew ha anche richiamato l’attenzione sul fallimento delle unità canadesi nel teatro italiano in un articolo per la rivista Military Affairs intitolato “Fuoco o movimento? Dottrina tattica canadese, Sicilia, 1943”. Questi storici si sono concentrati su operazioni che hanno avuto risultati meno soddisfacenti per dimostrare i problemi creati dal modo canadese di fare la guerra. “Questo è un esercizio importante, ma è altrettanto importante esaminare i casi in cui l’Esercito canadese ha eseguito bene i suoi compiti. L’operazione Boforce della 1° Divisione Canadese per prendere la città di Potenza è solo uno dei molti esempi di prestazioni di livello superiore nella campagna di guerra italiana. John A. English e McAndrew sostengono che le operazioni canadesi hanno esagerato con la potenza di fuoco, in particolare con l’artiglieria”. Essi hanno scritto, continua Lee Windsor, che “il risultato più grave sembra essere stata una perdita di flessibilità – della mente e del movimento – che ha limitato le opportunità per esplorare aperture impreviste”. John A. English ha individuato nella scarsa forza di leadership la causa principale della inefficacia canadese, come suggerisce il sottotitolo del suo libro, uno studio sul fallimento dell’Alto Comando. La battaglia di Potenza, quindi, diventa importante anche per la storia militare canadese perché, a detta di Lee Windsor, l’azione di guerra canadese a Potenza non si inserisce nei modelli consueti. La 1° Divisione canadese poté contare nel corso della conquista della roccaforte militare potentina su un personale esperto che si era fatto le ossa sulle colline della Sicilia e poteva contare soprattutto su uno dei più capaci comandanti che il Canada abbia mai prodotto; il generale Guy G. Simonds. Il piano per prendere Potenza non era basato sulla potenza di fuoco, ma su altri fattori come la velocità e la sorpresa. Sorpresa fino ad un certo punto, però. Lo storico Lee Windsor, che ha studiato la battaglia di Potenza e che si è recato a Potenza per visitare i luoghi della battaglia, descrive l’attacco iniziale dei fucilieri dei West Novas come quelli di chi “ha sacrificato la furtività di un approccio a piedi per la velocità con l’utilizzo degli autocarri”. Purtroppo per i canadesi, le mine tedesche invalidarono questo approccio e vanificarono la sorpresa. Due compagnie di West Novas furono inchiodate nel letto asciutto del Basento e l’avanzata risultò così bloccata. I tedeschi avevano previsto di tenere Potenza con un reggimento della 1° Divisione Paracadutisti, ma dopo gli ordini di ritirarsi in una nuova linea essi lasciarono che a difendere le loro posizioni a Potenza restasse un contingente limitato il cui solo scopo era quello di ritardare il più possibile la presa della città da parte delle forze Alleate. Quando i canadesi lanciarono un secondo attacco, usando l’artiglieria ed un battaglione di fanteria aggiuntivo, il Royal 22° Regiment, i paracadutisti tedeschi si ritirarono. I medici canadesi curarono 16 tedeschi feriti e 21 canadesi. Sempre Windsor sostiene che, nonostante la dura punizione che la città aveva ricevuto dalla Royal Air Force inglese, la Storia ufficiale canadese riferisce che una “ovazione selvaggia” si levò da quei potentini che furono “abbastanza audaci da avventurarsi nelle strade” e che andarono incontro ai West Novas ed ai loro carri armati Sherman. A Potenza, dopo il crollo della resistenza delle truppe naziste, era rimasto dei militari del Terzo Reich solo un “cecchino”. Dopo la ‘Battle of Potenza’, la Boforce venne sciolta segnando così la fine, sono parole ancora di Lee Windsor, della “più ampia operazione che la 1a Divisione canadese aveva ancora svolto nell’Italia non insulare”. E poi aggiunge ancora:
“Potenza era la seconda città moderna che i canadesi sperimentavano in Italia; come nel caso di Reggio di Calabria, la maggior parte dei suoi edifici erano nuovi (meno di 90 anni) dovuti alla ricostruzione dopo un terremoto. Purtroppo per i suoi 30.000 abitanti, la sua importanza come centro di comunicazione e militare aveva fatto di essa un obiettivo primario per l’attacco aereo e due incursioni aeree l’8 e il 12 settembre avevano ucciso molti civili. La task force Boforce è arrivata a trovare per le strade della città molti cadaveri ancora non seppelliti. La 1a Divisione è stata comunque in grado di godere della vista degli edifici moderni, delle colline boscose ed ha fatto uso dello stadio per godersi anche una partita di calcio prima di trasferirsi a nord ancora una volta. Dopo il 20 settembre, gli scontri con il nemico si erano fatti più rari e, mentre il corpo principale della 1° Divisione canadese si era spostato in avanti a Potenza, la 5a Armata britannica si era avvicinata ad Auletta, a 20 miglia a ovest. Entro il 21 settembre del 1943, la 5a Armata degli Stati Uniti e l’8a Armata britannica si erano compattate e presentavano al nemico una linea frontale ininterrotta; da Bari fino a Salerno”. Passando per Potenza. Lo spettacolare successo di Boforce a Potenza restò sconosciuto per qualche tempo agli altri canadesi che erano tornati in Inghilterra o in patria e che erano ansiosi di avere notizie circa le sole truppe di terra canadesi attive su tutti I teatri di guerra in quel momento ed anche per questo motivo la ’Battle of Potenza’ ha rivestito una certa importanza per la storia militare canadese. Nella storiografia militare di quel grande Paese che è il Canada (grande in tutti i sensi, comprese le dimensioni spaziali), l’importanza della battaglia di Potenza non venne percepita per diverso tempo. Ma negli ultimi tempi gli storici che ho citato l’hanno rivalutata. Ciò è accaduto essenzialmente perché le teorie militari sono state riviste. La sottovalutazione iniziale dipendeva essenzialmente dal fatto che sul terreno di guerra di Potenza non vi furono combattimenti pesanti, ma è proprio questo dato che successivamente ha indotto molti storici canadesi a capirne l’importanza innovativa. Proprio questo dato ha fatto sì che l’azione della “Boforce” avesse così successo, un successo rapido e con un numero di perdite canadesi davvero insignificante poiché la velocità e la sorpresa con cui la task force piombò su Potenza furono proprio i fattori-chiave della sua vittoria. La battaglia si trova oggi nel dibattito storiografico militare al centro della controversia per quanto riguarda la possibilità che l’Ottava Armata potesse avanzare più velocemente dalla Calabria per sostenere la Quinta Armata americana in crisi a Salerno. In questo contesto, alcuni storici e strateghi, in gran parte americani, hanno giudicato che le operazioni della Ottava Armata condotte durante quei giorni cruciali di settembre furono insignificanti. Ciò può infatti essere anche vero, ma quando la marcia canadese su Potenza viene da quegli stessi storici americani considerata come parte dello sforzo per accelerare la ritirata delle forze tedesche dall’area di Salerno e per prendere le piste di aviazione di Foggia, allora può essere giudicata un grande risultato, come diversi storici militari canadesi sostengono. Lee Windsor torna quindi sul suo concetto di fondo: “ I canadesi possono essere orgogliosi di quanto hanno realizzato i loro padri a Potenza, ma è solo un esempio. Se gli storici stanno valutando le prestazioni dell’esercito canadese in battaglia, allora devono esaminare dettagliatamente il suo successo così come hanno fatto con il suo fallimento”. Un esempio molto significativo e che è diventato per la storia e la storiografia militare canadese quasi un paradigma. La battaglia di Potenza ha significato per il Canada l’introduzione di un nuovo paradigma strategico. Non più la potenza di fuoco e tante perdite, ma la rapidità, la duttilità di manovra sul terreno, la sorpresa, la velocità, meglio ancora se accompagnati dal successo e da un numero di perdite davvero insignificante. La battaglia di Potenza fu considerata Battle Honour ed alla unità militare che se ne rese protagonista, la Boforce, fu concessa come riconoscimento che nei Paesi di cultura anglosassone viene conferito ai vincitori di battaglie importanti.
PINO A. QUARTANA
Nella foto – i soldati di un carro armato Sherman del 14° Reggimento canadese (Calgary Regiment) osservano l’avanzata del Reggimento West Nova Scotia verso il centro abitato di Potenza il 20 settembre 1943.