Il programma P.O.N. TURISMO E CULTURA 2014 -2020 ha stanziato, con l’accordo della Regione Basilicata, 2 milioni di euro per gli investimenti da destinare a Castel Lagopesole. Inoltre, ha attribuito a questo ‘attrattore’ la “medaglia” di attrattore di rilevanza nazionale nominando come capofila il Comune di Avigliano per l’area della Montagna Potentina, l’area che comprende anche Potenza. L’asse di intervento 1 del PON riguarda i poli museali della regione. Questa scelta è stata effettuata nell’ambito del Comitato di Sorveglianza, dove sono presenti tre rappresentanti della Basilicata, ed esattamente la dott. Marta Ragozzini, direttore del polo museale di Basilicata con sede a Matera, la dott. Patrizia Minardi, materana, dirigente regionale responsabile del turismo e della cultura nonché dei fondi comunitari e l’architetto Francesco Canestrini, Soprintendente di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata. Potenza ed il polo museale della città di Potenza sono stati esclusi dai finanziamenti ammontanti a 26 milioni, mentre il Comune di Avigliano è stato scelto come capofila anche rispetto a Potenza per gestire finanziamenti pubblici sui vari assi del PON, sfruttando il Castello di Lagopesole come attrattore di rilevanza nazionale. Invece, lo stesso Comune di Avigliano non riesce a far funzionare il Museo multimediale “il Mondo di Federico”, costato 2 milioni di euro , come rilevato dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 25 luglio. Quindi, di fronte ad una incapacità gestionale, il comune di Avigliano viene premiato con l’ulteriore stanziamento di due milioni di euro?
Vale il detto popolare: non c’è il pane e si vuol mangiare la salsiccia. Fuori di metafora: non si è in grado di gestire l’esistente e si vogliono gestire altri fondi? Il Comune di Avigliano, l’APT e la Regione Basilicata dimostrano la totale incapacità di gestire gli attrattori di “rilevanza nazionale“.
Grazie ad una gestione multipla delle responsabilità non viene assicurato il funzionamento del Castello di Lagopesole, con effetti economici negativi sulle attività commerciali e ricettive del posto. Come può il comune di Avigliano essere “nominato” (forse su suggerimento di qualche consigliere regionale o dirigente nazionale del Mibact di origine aviglianese?) capofila di 21 comuni, compreso il capoluogo, se non è in grado di gestire nemmeno il suo territorio? La risorse vengono distribuite in maniera inefficiente, penalizzando il ruolo di Potenza, che con tutti i suoi beni culturali e con i suoi musei possono raggiungere, ed in parte hanno già raggiunto, un alto livello internazionale nel campo dell’archeologia (vedasi, ad esempio, la mostra del 1998 a Strasburgo “Tesori d’Italia del Sud –Greci e indigeni in Basilicata”).
L’auspicio è che il polo museale potentino, che prevede anche altri punti di riferimento importanti, oltre al Museo Nazionale ed al Museo Provinciale, venga gestito da persone molto competenti, come lo sono stati nel passato i vari Soprintendenti successori di Adamesteanu: Elena Lattanzi, Angelo Bottini, Antonio De Siena, Maria Luisa Nava, Massimo Osanna, che oggi ricopre la responsabilità del polo archeologico di Pompei e che già si è occupato del patrimonio culturale di Potenza. Il riferimento è prima di tutto al Museo Archeologico Nazionale della Basilicata ‘Dinu Adamesteanu’, che può diventare realmente l’attrattore principale di tutto il vasto hinterland potentino. Il Museo di Palazzo Loffredo, dedicato al padre dell’archeologia lucana che con la sua opera instancabile portò all’istituzione della Soprintendenza archeologica di Basilicata nel 1964 per tutelarne il territorio, racchiude le tracce di tutti i siti archeologici della Basilicata e ripercorre le relazioni tra le città greche della Costa Jonica e le popolazioni indigene dell’entroterra (vedasi l’esposizione del 1971 allestita da Adamesteanu dal titolo “Popoli panellenici in Basilicata”).
La penalizzazione del Museo Nazionale potentino deriva dalle riforme dei Beni Culturali del 2014 del Ministro Franceschini, che ha soppresso le Soprintendenze Archeologiche, rette da valenti studiosi di archeologia, affidandole a incompetenti nella materia. In Basilicata, la Sovrintendenza Archeologica è stata accorpata con le Belle Arti e il Paesaggio e tutte e tre le ex Sovrintendenze sono state affidate al precedente Soprintendente dei Beni Architettonici e Paesaggistici, l’arch. Francesco Canestrini, mentre il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata Dinu Adamesteanu è passato al Polo Museale di Basilicata retto dall’ex Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dott. Marta Ragozzino. L‘archeologia lucana è passata così repentinamente da valenti archeologi, riconosciuti studiosi nazionali ed internazionali, ad esperti di monumenti o ad esperti di archivi, biblioteche e tradizioni locali o, in ogni caso, a persone di scarsa o insufficiente qualificazione. Da Adamesteanu e Osanna alla Ragozzino (esperta di tradizioni, biblioteche e archivi) a Canestrini (esperto di monumenti e paesaggio): ecco perché Potenza è stata esclusa dagli investimenti del PON Cultura e Sviluppo 2014-2020 del Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo. I rappresentanti lucani nel Consiglio di Sorveglianza, dott. Ragozzino ed arch. Canestrini, non avendo competenze archeologiche (che rappresentano il valore dei musei potentini) hanno privilegiato i musei del resto della regione, come, forse, da indicazioni provenienti dall’alto?
Il boicottaggio ai danni di Potenza credo che sia del tutto voluto e consapevole. Frutto dell’incompetenza archeologica, evidenzia la mancanza di una strategia di sviluppo di Potenza e del suo hinterland, conseguenza della volontà di continuare una politica clientelare a favore dei clientes del ceto politico dominante o, in altri termini, di distribuzione ‘a pioggia’ delle ingenti risorse comunitarie destinate alla Basilicata. Questa classe politica dominante ha una sola, riconosciuta capacità; sperperare le risorse per non produrre alcuna crescita economica e sociale del territorio. Invece, bisogna fare l’esatto contrario; destinare le risorse in modo che gli effetti positivi siano spalmati su molti e non solo sui pochi (i clientes). Spesso, per non dire sempre, le iniziative migliori in questa regione sono quelle proposte dai ‘non clientes’, cioè quelle che non vengono finanziate. D’altronde, di cosa meravigliarsi ancora? Questa è la regione degli esperti della fuffa burocratica e del fumo del linguaggio burocratese, la regione dei fallimenti culturali, politici, sociali, economici ed anche turistici, la regione che si inventa le più fantasiose ‘patacche’ culturali o che fa carte false solo per accaparrarsene qualcuna di quelle già esistenti a vari livelli, la regione che vuole sopprimere culturalmente e turisticamente Potenza, la regione della più spregiudicata distorsione e manipolazione dei valori culturali seri, quelli che hanno sempre contato davvero, quelli della plurisecolare tradizione della cultura europea ed occidentale, la regione del totale capovolgimento delle gerarchie culturali, la regione dove il potere locale crede di sfruttare il fortissimo sottosviluppo culturale locale a proprio vantaggio comprandosi letteralmente, con i soldi pubblici che intermedia, i ‘pennacchi’culturali, ma non certo i veri titoli culturali che contano, una regione dove puoi girare per centinaia di già selezionati profili facebook e non trovarvi un solo spunto autenticamente culturale, tenendo sempre ben fermo che parlo di cultura locale e non certo di alta cultura. In questo desolatissimo contesto regionale si inseriscono le opere del Regimetto curate da un piccolo ceto burocratico che settimanalmente ci fa trovare di fronte ad una schifezza. L’ultima in ordine di tempo è stata l’esclusione di Potenza dall’inserto sul turismo in Basilicata, uscito nei giorni scorsi all’interno del quotidiano nazionale ‘Il Corriere dello Sport’. Ennesimo esempio di come la promozione turistica della Basilicata rifletta un elevato livello di incompetenza o di malafede. Una breve premessa; l’inserto è stato finanziato dall’APT diretto da Mariano Schiavone; spesa 8500 euro. Come se non bastasse, per capire il modo in cui la Regione e l’APT buttano dalla finestra i soldi dei contribuenti, siano essi europei, che italiani o lucani, basti pensare che l’inserto (che, tra le altre cose, ha escluso non solo Potenza, ma anche il Vulture-Melfese) è stato distribuito esclusivamente all’interno della regione. Il caso ha suscitato molte proteste a Potenza ed è stato sollevato in Consiglio Comunale dal consigliere Alessandro Galella, che ha svolto una interrogazione e organizzato una conferenza stampa, svoltasi mercoledì 19. Bisogna dare atto ad Alessandro Galella di essere stato l’unico politico, consigliere comunale di Potenza, ad aver preso posizione a favore della difesa di Potenza, mentre tutti i consiglieri comunali, provinciali e regionali di Potenza (per non parlare dei parlamentari nazionali), che pur hanno raccolto i voti dai cittadini di Potenza, hanno preferito tacere, diventando così complici delle azioni discriminatorie ed asimmetriche rivolte nei confronti della città. L’iniziativa di Galella, supportata anche da gruppi Facebook, come quello della nostra rivista, che si chiama POTENZA FORUM (Potentia Review), e da tanti altri cittadini, ha provocato l’inedita sortita del direttore APT. In una nota diramata alla stampa, Mariano Schiavone ha affermato che il target di riferimento di questa pubblicazione era un pubblico ‘specifico’, con particolari attitudini all’avventura, allo sport, alla natura, all’outdoor, in generale, ed ha sostenuto altresì che Matera ha avuto, nella pubblicazione, uno spazio esiguo rispetto al suo peso turistico. Ma, allora, pur prendendo per buona questa precisazione, mi chiedo se veramente Matera sia il centro dell’avventura, della natura e dell’outdoor lucano. Inutile menar il can per l’aia. Non lo è. Anzi, a dire il vero, se questo è o era il target di riferimento, forse sarebbe stata più titolata Potenza, per la presenza di parchi e boschi con alberi veri (dal bosco della Pallareta al parco Rossellino, da Macchia Romana …. al parco fluviale del Basento, oltre alla previsione di una pista ciclabile che collegherà Potenza con il Lago Pantano e la Sellata). Se questi erano i criteri, allora Potenza e il suo hinterland hanno una maggiore presenza di strutture vocate alla natura, all’outdoor, all’avventura ed allo sport, praticato dai cittadini e fruibile dai turisti.
La confusione impera nella politica turistica regionale perché destinare una guida della Basilicata soltanto ai lucani, allegandola al Corriere dello Sport, significa indirizzarla ai visitatori di una giornata, al “turismo mordi e fuggi” sulla scia della valorizzazione delle sagre e feste locali, mentre i turisti veri, cioè quelli che pernottano in strutture ricettive almeno una notte rimangono in regione per qualche giorno, seguendo più itinerari turistici. L’esempio di Matera in cui la permanenza media del turista è di circa un giorno e mezzo è esemplare.
E questo non fa che rafforzare ancor di più la mia convinzione e quella di un numero sempre crescente di potentini e di lucani; l’incompetenza la fa da padrona dalle parti di Via Anzio e degli enti sub-regionali che si occupano di promozione culturale e turistica.
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Ripropongo a questo punto il tema un articolo di qualche mese fa apparso sulla nostra rivista sempre più convinto della bontà della soluzione ivi contenuta; Potenza vada, per quanto riguarda cultura e promozione culturale, turismo e promozione turistica, per conto suo. Potenza non fa da portatrice d’acqua a nessuno, soprattutto in questa regione. Quindi, la soluzione è quella di andare per conto proprio. Come? Con quali strumenti? Con due nuovi strumenti; una Azienda di Promozione Turistica Potenza (A.P.T.P.) di proprietà Comune/privati operatori ed una Convention Bureau. E’ ormai palese ed evidente che esista da parte della Regione Basilicata e dei ‘mandarini’ della burocrazia regionale, soprattutto di quella a cui è stata incoscientemente delegata tutta la gestione della promozione culturale e turistica ‘basilicatese’, una spiccata intenzione di affossare o sminuire o mortificare o nascondere Potenza e non solo Potenza, ma anche il suo vasto hinterland, anche il Vulture-Melfese e, magari, anche qualche altra zona. Perché tale scriteriata intenzione? Perché la Regione, a torto o a ragione (di questo adesso non vogliamo parlare, magari in un successivo intervento, ma è chiaro che per questa rivista ‘a torto’) ritiene che, in vista di Matera 2019 tutte le luci debbano essere puntate su Matera e che niente e nessuno debbano oscurare con altrui presenze la beniamina del Regimetto regionale; Matera. Questa è l’opzione di una classe politica dominante a livello regionale, che non può essere definita solo come ‘basilicatese’, ma come ‘basilisca’. Come contrastare questo piano ormai messo in chiaro e ben visibile? Per quel che riguarda esclusivamente Potenza (questa rivista è una rivista esclusivamente potentina e di Potenza dobbiamo parlare), la proposta di questa rivista, la mia proposta, la proposta del gruppo facebook POTENZA FORUM (Potentia Review), la proposta della appena costituita Associazione POTENZA NOSTRA si snoda attraverso i tre seguenti piani;
- Potenza deve intraprendere una sua propria politica turistica e di promozione culturale, come già illustrato in un precedente articolo su questa stessa rivista (scambi culturali ecc.), attraverso la costituzione di una azienda mista Comune-privati; l’Azienda di Promozione Turistica Potenza (A.P.T.P.);
- Potenza deve organizzare un suo proprio 2019, il 2019 potentino, con un anno di eventi e manifestazioni culturali per celebrare il 900° anno della morte di San Gerardo Della Porta da Piacenza, Patrono di Potenza, l’anniversario del centenario della morte del grande musicista lirico Ruggero Leoncavallo ed i cento anni del Potenza (inteso come club calcistico);
- Potenza deve reclamare il suo inserimento nell’elenco speciale della Regione Basilicata riguardanti le città d’arte e turistiche a valenza regionale.
MARCO TROTTA
Nella foto – La conferenza stampa del consigliere comunale Alessandro Galella (il secondo da sinistra).