Pasquale Grippo nacque a Potenza il 12 febbraio 1846; laureatosi in giurisprudenza a soli 17 anni, si iscrisse all’Albo degli Avvocati di Napoli nel luglio 1874 e in quello dei Procuratori nel 1867. Grippo fu più volte componente del Consiglio di Disciplina dei Procuratori (1879-1885), nonché del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, di cui fu quattro volte Presidente, dal 1921 al 1926, quando presiedette l’ultimo Consiglio di nomina elettiva. Libero docente di Diritto Costituzionale, venne poi nominato docente di Diritto Penale all’Università di Bologna e di Diritto Costituzionale a Napoli; dopo l’abolizione delle Cassazioni regionali abbandonò il campo penale per abbracciare quello civile. Collaborò con numerose riviste giuridiche come la “Gazzetta dei Tribunali” e “Il Filangieri”, di cui fu redattore fin dalla fondazione nel 1876. Caratteristica non solo dell’oratoria, ma anche dell’argomentazione del Grippo, è una sorta di erudizione di stampo classico, che sembra aver assimilato dall’ambiente potentino in cui fu educato da ragazzo. Le numerose citazioni, quando occorreva citare altre fonti di diritto, tradiscono lo studioso di diritto romano, comune, feudale, preunitario, o di altri ordinamenti, da vero e proprio “avvocato napoletano” di fine secolo, inserito nei grandi dibattiti e nelle grandi correnti politiche dell’Italia di quell’epoca. Che Grippo fosse un profondo conoscitore non solo di diritto, ma anche della storia degli abusi feudali, lo dimostra il breve articolo Una pagina di storia del Mezzogiorno d’Italia24, in cui l’erudizione si sposa ad un tipo di argomentazione logica e serrata nella ricostruzione del processo di eversione della feudalità come punto d’arrivo di un dibattito non solo teorico, in mano ai giureconsulti, ma anche, e soprattutto, pratico, in una sostanziale rivalutazione di taluni meriti del governo murattiano e borbonico, specie nei periodi di massimo splendore intellettuale e di incoraggiamento del dibattito storico e giuridico per uno stato laico. In seguito, comunque, Pasquale Grippo lasciò la carriera accademica per dedicarsi a quella politica: inizialmente assessore e consigliere del Comune di Napoli, divenne, poi, presidente del Consiglio provinciale della Basilicata. Nel 1886 si candidò alle elezioni per la Camera dei deputati nel collegio di Potenza, ma senza successo e nelle elezioni successive, nel 1890, fu, invece, eletto proprio nel collegio potentino. Come parlamentare, eletto Deputato, si schierò tra i deputati della Destra liberale e successivamente aderì al centro sonniniano, rimanendovi, come rappresentante di Potenza e di Muro Lucano, fino al 1919. Nella XXIII Legislatura del Regno d’Italia, tenne l’incarico di Vicepresidente della Camera dal 18 maggio 1911 al 29 settembre 1913 e, ancora, dal 27 novembre 1913 al 5 novembre 1914. Sei giorni dopo, nell’ambito del II governo Salandra, in pieno dibattito interventista, fu nominato Ministro dell’Istruzione Pubblica, carica che tenne, mantenendosi neutralista, fino al 18 giugno 1916. Ancora vicepresidente, aveva mostrato profondo interesse per le problematiche legate alla Scuola, presentando un progetto di Conversione in legge del Regio decreto 11 ottobre 1914, n. 1126, che avrebbe dovuto provvedere all’assegnazione di 20 milioni di lire per la costruzione di edifici scolastici ed al rimborso dei contributi dovuti per l’anno 1914 dallo Stato ai comuni per l’istruzione primaria”. L’attenzione del Grippo alle tematiche dell’istruzione, dunque, lo pose in sintonia con il suo Ministero, tanto che, con Atto C.326 del 1 dicembre 1914, quindi appena divenuto Ministro, propose un migliore trattamento di pensione a favore degli insegnati più anziani delle scuole elementari. L’attenzione alla dimensione educativa (oltre che alle questioni edilizie e sociali legate al comparto scuola) traspare, ancora un anno dopo la fine della sua esperienza ministeriale, nelle parole di elogio per il concittadino Giovanni Paladino, docente di anatomia alla Federico II di Napoli, nelle quali emerge la sua viva partecipazione alla missione di educatore. Diceva, infatti, nel discorso tenuto il 27 febbraio 1917: “(Paladino) ha onorato la scienza ed è stato di fulgido esempio a tutti gli insegnanti d’Italia, perché infermo ha continuato a tenere le sue lezioni, e si può ben dire che sia morto sulla breccia. Il senatore Paladino ha dato un altro esempio che è bene sia conosciuto. Invitato insistentemente, dalla fiducia di molti elettori, a tentare le sorti di una lotta politica per entrare nella Camera, rifiutò, non per modestia, né per difetto di ardimento, ma per rimanere fedele all’insegnamento, perché egli credeva che non fosse possibile conciliare l’amore e la cura assidua della scienza con l’asprezza delle lotte politiche che distraggono dagli studi. Egli è morto lavorando per la scienza e dando un esempio nobilissimo alla gioventù italiana, la quale dovrebbe da lui trarre ispirazione, perché, ove ne seguisse le orme, avremmo più scienziati e meno politicanti”. Ritiratosi a vita privata nel 1919, Pasquale Grippo morì a Napoli il 16 novembre 1933.
ANTONIO D’ANDRIA