A Potenza, esattamente un anno fa, verso fine gennaio o febbraio, ha cominciato a prendere sempre più nitidamente corpo un movimento di reazione orientato verso la rinascita culturale ed identitaria e verso una generale rivalutazione dal punto di vista estetico, di immagine, artistico e finanche turistico della città. L’aspetto turistico è un po’ lo sbocco pratico di un movimento a così vasto raggio. La ciliegina sulla torta. Molti sono i potentini che individuano il momento iniziale di questo movimento e di questa rinascita nella fondazione di ‘Potentia Review’ e la cosa non può che inorgoglirci. Movimento, ciò va detto con precisione e fermezza, che colma un vuoto durato diversi decenni in cui la città è stata assente dal dibattito culturale non dico della Nazione, ma della stessa regione Basilicata e, forse, dire che è stata assente è ancora troppo poco. Per tutto questo tempo, a partire dal secondo dopoguerra, ha proprio smesso di considerarsi un centro culturale, una città che produce cultura. Si è limitata ad essere sede di eventi culturali, ma senza alcun piano o progetto a vasto raggio e, soprattutto, senza profondità. Niente che potesse mutare i modi di pensare e di atteggiarsi dei suoi cittadini rispetto alla città stessa, niente che potesse mutare davvero le coscienze, niente che potesse costruire una narrazione o che potesse demolire i luoghi comuni che Potenza si faceva imporre dall’esterno. Ciò è accaduto anche per precisi e sciagurati piani del potere politico egemone in questi decenni e così Potenza si è limitata a fungere da bancomat per la classe politica e da ufficio di collocamento per vaste clientele che il potere politico ha ‘sistemato’ nella P.A. reclutando il ceto burocratico anche dai centri di tutta la regione. L’immissione di così tanti nuovi residenti nel giro di trenta-quarant’anni ha indebolito il legame identitario ed ha esacerbato la debolezza del ruolo culturale della città alla quale l’Università non aggiungeva nulla di sostanziale sotto questo specifico punto di vista. Ma queste cose si sanno e sono ormai storia. Veniamo all’oggi. Abbiamo parlato in un’altra occasione su questa stessa rivista di un ipotetico o scellerato patto tra le due città della regione o, meglio, tra gli esponenti di vertice del partito dominante nelle due città e nella regione. A Matera spettava il ruolo di città turistica, d’arte e di cultura ed a Potenza quello di città del potere e dell’amministrazione pubblica, forse, anche dei servizi. Abbiamo detto che a noi di ‘Potentia Review’ questo patto non sta affatto bene per cui ci siamo messi a lavorare di buona lena e per tutto l’anno passato, assieme a vecchi e nuovi amici, separatamente o unitariamente, abbiamo dato vita ad un risveglio culturale in senso lato della città, un fenomeno ormai riconosciuto e che costituisce una delle più grandi novità degli ultimi anni a Potenza. Sotto certi aspetti, la più grande novità culturale da decenni a Potenza. Il Capodanno ha sancito e consacrato tutto ciò di cui sto parlando. Tutto sommato, il Capodanno ne è stata una delle conseguenze, seppure la più clamorosa e nota. Passata l’euforia per una serata brillante e di grande successo con Piazza Prefettura e Potenza che entravano in quasi ogni casa italiana mediante la televisione, è subentrata una leggera stanchezza e, forse, un po’ di riflusso, non senza qualche esagerata colorazione tendente verso il grigio. Non si può avere un Capodanno nazionale all’anno. E’ evidente. Ma, come dicevamo già negli articoli degli ultimi numeri, dal punto di vista del processo a lunga scadenza che si è messo in atto agli inizi dello scorso anno il Capodanno non è stata nemmeno la cosa più importante, né lo sbocco finale. C’è ancora un lavoro enorme da impostare e da sviluppare. Il Capodanno era solo una delle tappe, non la sola e neanche quella finale. Da questo punto di vista, la sensazione di svuotamento che aleggia da una ventina di giorni non ha nessun motivo di sussistere, a patto che si definiscano subito i nuovi obiettivi ed il calendario di marcia per l’anno in corso. Il movimento, che deve meglio formalizzarsi e strutturarsi nelle prossime settimane, ha una pluralità di obiettivi. Parlo in questa sede solo degli obiettivi più specificamente turistici. Comincio col dare una anticipazione; fra pochissimi giorni sarà reso noto un primo dato sui flussi turistici a Potenza nel 2016. So soltanto che, secondo i primi dati elaborati, Potenza dovrebbe essere il comune della Basilicata che ha fatto registrare durante il 2016 il più alto incremento in percentuale; +6% o, forse, +7%, portando le presenze turistiche in città da 61.000 (dati al 31-12-2015) a 65.000 o 66.000. Se il dato fosse esatto, tutto ciò non mi meraviglierebbe affatto. Come dicevo prima, si è lavorato sodo e bene durante il primo anno del risveglio ed il riflesso nel comparto turistico cittadino non poteva non esserci. Bene, benissimo, ma allora possiamo candidarci al ruolo di città turistica? Non la metterei così la faccenda. Innanzitutto, non si sa bene cosa sia una città turistica. Manca una definizione scientifica del concetto di città turistica. Possiamo capirlo solo empiricamente, cioè stando ai numeri, cosa sia una città turistica. I nostri numeri non sono certamente da città turistica (la cinquantesima città turistica in Italia è Merano con 1.037.868 presenze turistiche e l’unico modo per dare una definizione di città turistica è empirico, vale a dire il superamento, appunto, del tetto di un milione di presenze turistiche), né credo mai lo saranno, ma ciò non vuol dire che non si possa fare turismo a Potenza. A dire il vero, se parliamo, di città turistiche vere e proprie, quelle con grandi flussi turistici (superiori a un milione di presenze turistiche), non ce ne sono nemmeno in Basilicata. Neanche Matera lo è, se paragoniamo i flussi turistici italiani, come fra poco dirò. D’altronde, Matera nella stessa regione Basilicata non va oltre un 15% delle presenze turistiche su scala regionale (353.645 presenze turistiche nel 2015 su 2.304.939 della intera Basilicata) considerato anche un +44% registratosi tra il 2015 ed il 2014 come conseguenza della nomina a Capitale Europea della Cultura. Certamente Matera è il Comune con più turismo in Basilicata, indipendentemente poi dal fatto che di questo flusso turistico se ne avvantaggi l’intera regione o meno (non se ne avvantaggia l’intera regione, questo ormai è chiaro). Siamo nel regno del relativo più che dell’assoluto. L’approccio di Potenza alla questione turismo non può non essere altrettanto relativo. Potenza può ambire, da qui a pochi anni, a 100.000 presenze turistiche perché ha molto più da offrire di quanto chieda al turismo. Oltre 100.000 la vedo difficile e comunque per arrivare a 100.000 bisogna mettere a sistema tutte le potenzialità finora inespresse e nemmeno mai considerate come tali. Per Potenza il turismo non deve essere una questione di vita o di morte o sulla quale si gioca la gran parte del prestigio cittadino oppure la partita delle occasioni di sviluppo economico della città. Pur volendo, non sarebbe nemmeno possibile perché neanche Roma (24.809.334) può vivere solo di turismo. Potenza, ovviamente, non potrà mai vivere solo di turismo e ciò è perfino ridicolo ribadirlo, non potrà diventare una città turistica (ma, a meno che non si raggiunga un milione di presenze turistiche annue entro il 2019, come programmato e previsto per Matera nel 2019, non potrà diventarlo nessuno in questa nostra regione), però potrà avere un ruolo turistico in questa regione ed i dati che stanno per uscire, se confermati, daranno ragione ai pionieri ed ai pochi capitani coraggiosi che hanno scommesso su questa eventualità in tempi non sospetti. Ritagliarsi un ruolo turistico senza porsi obiettivi troppo ambiziosi: tutto ciò che viene in più sarà oro e tanto di guadagnato. Sarà sempre un successo se si continua a perseguire l’obiettivo di incrementare le presenze turistiche. Ciò, per i motivi più diversi; non è affatto detto che il turismo debba essere solo culturale. Oltre alle nicchie già esistenti, Potenza ne può potenziare almeno altre due, che sono scandalosamente sottovalutate al momento attuale; la nicchia del turismo enogastronomico, potendo contare su un brand culinario di prima grandezza a livello meridionale e nazionale, e sulla nicchia del turismo invernale, degli sport invernali, avendo delle bellissime e sottoutilizzate piste da sci ad un passo dalla città. Per quanto riguarda il turismo culturale, Potenza ha, rispetto a Matera, due punti deboli, che sono i seguenti; 1) Ciò che si trova a Potenza si trova in tutta Italia ed in tutta Europa. L’impianto di Potenza è il classico impianto di ogni città storica italiana ed europea. Potenza, insomma, non ha quella unicità delle case-grotte dei Sassi e non ha quella atmosfera orientale così rara in Occidente; 2) Potenza, al contrario di Matera, non ha un attrattore così forte da trainare appresso tutti gli altri. Potenza ne ha molti, ne ha di più vari e di varie epoche, ma non uno così forte da costituire un richiamo in sé. Questo, è bene ribadirlo, è un discorso che vale solo sotto il mero aspetto turistico, del richiamo turistico. Dal punto di vista storico e culturale il confronto ci può portare, invece, ad esiti anche diversi ed inattesi. Come ho già detto diverse volte, ‘città turistica’ non necessariamente è sinonimo di città storica o di città d’arte o di città bella, una città bella non è detto che abbia anche una sua storia significativa alle spalle e così via. Ogni caratteristica va per conto suo, va a costituire un confronto eventuale separato. Qui si parla esclusivamente di appeal turistico, non culturale, non artistico, non storico. Per dirla tutta; anche il ‘Volo dell’Angelo’ ha un forte appeal turistico, ma non vedo cosa possa avere a che fare con un appeal culturale, con il prestigio culturale o storico o architettonico e così via. In definitiva, Potenza deve guardare all’incremento turistico, ma tenendo sempre ben a mente che la cosa più importante, turismo o non turismo, è la valorizzazione dei suoi assets (uso un gergo un po’ aziendalista) storico-architettonici. Potenza è, chissà mai quando i nostri corregionali basilischi se ne accorgeranno, il comune della Basilicata che ha più epoche storiche caratterizzanti in questa regione, ben cinque epoche storico-architettoniche; 1) il periodo della antica Lucania; 2) Il periodo antico Romano; 3) il periodo medioevale fino al tardo Rinascimento; 4) il periodo ottocentesco (1800); 5) il 1900 ed il contemporaneo. Per ognuno di questi periodi ci sono fatti storici, testimonianze storico-architettoniche anche di grande valore. Le ripetute polemiche sul turismo a Potenza, soprattutto se condotte da parte materana, oltre ad essere estremamente sgradevoli e ad avere eretto di nuovo un muro di incomunicabilità e di reciproca ostilità tra le sole due città di questa regione, sono tecnicamente infondate e politicamente irricevibili. Comincio dall’aspetto politico. Matera ha il 15% del turismo regionale. Come comune è il comune più turistico della regione senz’altro, ma il 15%, ammesso che l’imporre qualcosa a qualcuno possa essere ritenuto lecito e possibile, non è, in ogni caso, una percentuale tale da poter assorbire tutti i fondi regionali o una percentuale tale da poter impedire ad altri centri, e figuriamoci a Potenza, di sviluppare una propria politica per il turismo. A questa gravissima frattura, che si è acuita nei mesi scorsi e che ha portato a Potenza anche accuse di voler sottrarre turisti a Matera, considerando anche la netta propensione della Regione Basilicata a puntare quasi tutto sullo sviluppo turistico di Matera, Potenza cosa deve opporre? Come deve regolarsi in questo contesto regionale avvelenato e fortemente condizionato? Posso fornire solo una risposta; sviluppando una politica turistica e culturale in proprio, cioè totalmente autonoma dalla Regione Basilicata e da Matera 2019. L’anno appena trascorso è stato anche quello della Freccia Rossa, che fa tappa alla stazione di Potenza Centrale. Oggi è già possibile per i potentini raggiungere Roma in quasi tre ore, Bologna in cinque e Milano in sette ore. Per la prima volta nella storia, da Potenza si può andare nei grandi centri culturali italiani in pochissime ore e, poi, tornare quasi in giornata. E’ una opportunità fantastica che occorre saper cogliere al meglio. Le cose potranno solo migliorare con gli aggiornamenti tecnologici e, per quanto riguarda la preoccupazione dell’utenza minima tale da ripagare da solo il servizio, le prime cifre sono incoraggianti perché con 200 utenti al giorno a dicembre 2016 l’obiettivo di Trenitalia di 130 utenti al giorno validi per il pareggio è già raggiunto e superato. I potentini hanno questo asso nella manica in più. Occorre che si industrino per sfruttarlo scientificamente in modo che Potenza ed i potentini possano partecipare molto più da vicino alla vita culturale italiana e, magari, possano anche sganciarsi dal poverissimo contesto culturale della Basilicata con le sue eterne diatribe strapaesane, con i suoi sempiterni schemi ‘basilischi’. Per quanto riguarda l’incremento del turismo, grazie anche alla Freccia Rossa, i contatti con Napoli si accorceranno ulteriormente. Napoli e Campania devono essere visti dai potentini anche come un treno metaforico al quale agganciarsi definitivamente. I numeri del turismo in Campania, anche del turismo culturale (pensiamo ai quasi 2 milioni di visitatori di Pompei) possono costituire per Potenza e per il suo hinterland una opportunità fantastica. Con pacchetti turistici adeguati, Potenza (più i comuni del suo hinterland, ai quali si potrebbe aggiungere anche Rionero) può intercettare anche solo una piccolissima parte di quell’enorme flusso turistico della Campania costituito da ben 18.855.907 presenze turistiche. Si possono fare accordi con i sindaci di Salerno e di Napoli, si possono stringere i rapporti con Salerno e con il Cilento, che è culturalmente lucano. Si possono fare tante cose davvero utili ed interessanti per Potenza con una politica turistica autonoma e che guardi verso ovest e non verso est. Con le mani libere, senza doversi sottoporre ai diktat ed alle priorità strategiche della Regione Basilicata. Sarebbe tanto più efficace e praticabile questa politica se a Potenza si dessero da fare soggetti privati, tipo una Convention Bureau, ad esempio. La Regione Basilicata che vuole sottomettere tutto a Matera 2019 si dovrà rassegnare a questo protagonismo autonomo di Potenza sotto i profili culturale e turistico. Infine, c’è un motivo ancora più decisivo che consiglia questa svolta e questa scelta autonomistica. E’ un motivo che noi di ‘Potentia Review’ stiamo osservando, pur senza alcuna pretesa di scientificità, attraverso il pannello di controllo della nostra piattaforma e della nostra pagina Facebook e che abbiamo cominciato ad intuire nei giorni precedenti il Capodanno con una promozione di Potenza condotta a livello nazionale (nelle prossime promozioni, faremo la prova con un Paese europeo). Se dipendesse solo da questa regione o dalla gran parte di essa, Potenza non piacerebbe, o non dovrebbe piacere, a nessuno. Le solite chiacchiere insignificanti, i soliti luoghi comuni costruiti ad arte. La realtà dice ben altro. La città piace. Non a tutti, ma neanche solo a pochi. Assodato ciò e buttate nello scarico le ’bufale’ basilische, la cosa veramente importante diventa, quindi, quella di capire a chi piace esattamente e perché piace. Ripeto, non ho nulla di certo in mano, ma qualche idea me la sto facendo con precisione sulla scorta anche di un campionario di giudizi già espressi (c’è un interessante articolo della nostra Katia Lacerra che varrebbe la pena di rileggersi) in precedenza su questa rivista o altrove. L’intuizione che sto testando ancora provvisoriamente ed empiricamente è la seguente; Potenza piace soprattutto a due grandi aggregati di turisti reali o potenziali. Il primo aggregato è costituito da turisti del settentrione italiano, specialmente piemontesi (sui turisti stranieri, per il momento non dico nulla perché abbiamo ancora pochissimi dati), mentre il secondo è costituito da turisti provenienti dalle regioni del Sud, specialmente siciliani. Ma il reason why dei due grandi aggregati di utenza è del tutto opposto (lo ripeto; sono per il momento solo intuizioni iniziali o poco più di impressioni). Ai settentrionali, ad un certo tipo di settentrionali, Potenza piace proprio perché ricalca alcune caratteristiche nordiche, proprio perché è la città meno mediterranea dell’intero Mezzogiorno d’Italia (quante volte l’abbiamo detto e scritto?). Ai turisti meridionali, invece, piace proprio perché ricercano lo stesso motivo di quella parte di turisti del Nord che nel Sud ricerca il simile e non il diverso. Ai turisti meridionali Potenza piace proprio perché nel Sud rappresenta il diverso. Rebus sic stantibus, a maggior ragione una politica turistica autonoma di Potenza è una scelta non solo necessaria ma razionale. Il problema, alla luce di queste acquisizioni e di queste intuizioni, ma anche di ciò che è accaduto nel 2016, non è più quello di turismo culturale o niente, non è più quello del turismo a Matera e della amministrazione a Potenza, ma è quello che Matera e Potenza se vogliono incrementare le loro percentuali turistiche lo devono fare attingendo a bacini diversi (i flussi dalla Puglia per Matera e quelli della Campania per Potenza). Questo chiarimento taglia la testa al toro e, quindi. anche all’accusa o alla lamentazione secondo le quali Potenza vuol rubare turisti a Matera o ‘spostare le cose’ (sic). Preoccupazione del tutto infondata; chi va a Matera ci va perché è affascinato da quel paesaggio esotico-mediorientale. Chi visita Potenza è attratta da altro. Quindi, non c’è sovrapposizione e non c’è concorrenza. Dal lato potentino, invece, Potenza non deve, se non in casi sporadici, aspettarsi flussi turistici provenienti da Matera e ciò sempre per il motivo sostanziale appena detto; si tratta di due target turistici, culturali e non, del tutto opposti perché del tutto opposti sono i ‘segni’ identitari e culturali delle due città. Non è questa la sede per fare una comparazione delle caratteristiche identitarie delle due città; se ne parlerà in una prossima occasione. Ci basti sapere, per il momento, che ciò che va bene all’una, non può andare bene all’altra e viceversa. Dunque, non si può esperire una politica turistica ed una promozione regionale che vadano bene per tutte e due. Potenza, in altre parole, deve andare per conto suo.
PINO A. QUARTANA
(Nella foto: Lago Pantano – foto di Nicola Cerroni)