Tratto dal libro “Basilicata. Note di viaggio” edito nel 1998 da Mario Congedo Editore per conto della AIRC (Comitato di Basilicata), allora presieduta da Rosa Pedìo Diamante, ripubblichiamo questo breve ricordo di viaggio in Basilicata di uno dei più celebri stilisti del mondo, un uomo che in mezzo alle cose belle ci vive da sempre, anzi, che le cose belle le crea.
Fra i rimpianti che mi colgono ogni tanto, c’è quello di non essere riuscito sino ad oggi ad approfondire la conoscenza di tante regioni italiane che custodiscono un vero e proprio patrimonio di paesaggio, cultura e tesori storici. Una di queste è sicuramente la Basilicata che ho purtroppo frettolosamente visitato due anni (presumibilmente nel 1996 n.d.r.), durante un soggiorno in Puglia. Abbastanza, però, per dire a me stesso che voglio tornarci. Indimenticabile l’emozione della Città dei Sassi per la sua prospettiva, per la sua luce d’oro e per la sensazione di poter cogliere, attraverso questo antico agglomerato urbano, l’anima contadina più autentica della gente del Sud. E, subito appresso a Matera, l’interessantissimo insediamento archeologico, storico e naturale delle chiese rupestri. Poi, in rapida successione, l’imponenza romantica dei castelli di Lagopesole e Melfi, il bellissimo centro storico di Potenza dominato dalla ottocentesca Piazza Pagano e dalla veste neoclassica del Duomo. Ancora per quel che riguarda la mia visita, giù di corsa verso quel meraviglioso scampolo di mare che per (credo) una trentina di chilometri affaccia la Basilicata sul Tirreno. Ma che trenta chilometri! Forse i più belli del Mediterraneo: il borgo medioevale di Maratea stupendamente accovacciato sopra un letto di oleandri, pini ed eucalipti, il manto dei boschi alle spalle, la costa frastagliata piena di suggestive cale e calette, la spiaggia di Macarro a sud del paese… Paesaggi naturali quasi mitici, opere d’arte di grandissimo valore, ma soprattutto ho ritrovato in questa terra dal cuore antico quella autenticità di ambienti e di persone che purtroppo in altre regioni d’Italia, pur belle e famose, vanno perdendo d’identità e valore.
GIORGIO ARMANI