QUANDO POTENZA VIDE IL RE: IL TEATRO ‘STABILE’

Accadde il 26 gennaio 1881. All’inaugurazione del teatro di Potenza, intitolato all’illustre musicista potentino Francesco Stabile, parteciparono l’allora Re d’Italia Umberto I° e la regina Margherita. Per Potenza, ma anche per la Basilicata, si trattò di un duplice e grande evento. La memorabile giornata è stata descritta in Cronaca Potentina da Raffaele Riviello, prete e cavaliere della Corona d’Italia per meriti letterari. Riviello scrive: “… Dopo vi fu serata di gala al Teatro, cantandosi la Traviata del Verdi da una compagnia del S. Carlo di Napoli venuta per la lieta circostanza, e nonostante i prezzi carissimi di lire 200, 180, 150 per i palchi, e di 25 per i posti in platea, non fu facile avere un biglietto … La sala del Teatro quella sera aveva un aspetto aristocratico, splendido e bellissimo per lo scintillio di mille fiammelle elettriche raffiguranti sull’arco del proscenio la stella d’Italia e la sigla dei Sovrani; per numerosa ed eletta schiera di signore, disputatisi dai palchetti il vanto dell’eleganza, della bellezza e dei brillanti; e per la platea di commendatori, di cavalieri e di ogni gente nastrata, in guisa che pareva di essere in una grande e doviziosa città”. E poi ancora: “Quando i Sovrani entrarono nel palco, la gente si alzò di scatto e proruppe in applausi, cui il Re ed il Principe Amedeo risposero stando per parecchi minuti in piedi con la solita dignità marziale; mentre la Regina, vestita di abito color rosa con pizzi e merletti finissimi e ricchissimi, ed avendo al collo i simpatici filari delle sue perle preziose, rispondeva con le sue grazie ed i suoi sorrisi…”. Dopo lo spettacolo – ci rivela ancora Riviello: “… il breve tratto dalla Prefettura al Teatro la Regina lo fece in carrozza, ed il Re ed il Principe Amedeo a piedi, sia nell’andata che nel ritorno, ed essendosi lì per lì messe delle tavole sull’umido e fangoso terreno per rendere agevole il passo, il Re camminando a salti, disse a chi gli stava intorno: non fa nulla, ce la siamo cavata alla meglio!”. Il principe Amedeo era il fratello di re Umberto I° (fu il primo duca d’Aosta). Prima che il Teatro Stabile nascesse, l’attività teatrale si svolgeva nelle chiese o nella Taverna Visconti a Portasalza, quindi, in posti non proprio adeguati al vero sviluppo teatrale di Potenza che, da quando divenne nel 1806 capoluogo di Provincia della Basilicata, per volontà di Napoleone, aveva bisogno di tale istituzione. L’Intendente di Basilicata d’allora, Achille Rosica, così sottolineò questa necessità: “… Potenza mancava poi di un Teatro, onde dare un sollievo ai cittadini, agli impiegati, occupati nell’intero giorno alla rispettive cura di loro affari e delle loro cariche anche l’universale desiderio di aversi in questa città il cennato edificio…”. Il teatro fu costruito grazie ad un nutrito gruppo di privati e di facoltosi cittadini che acquistarono l’isolato e poi lo fecero abbattere per far nascere la costruzione. Ma già all’inizio del 1857, il sisma ostacolò i lavori che più tardi, però, furono ripresi. Invece, nel 1910 il teatro fu chiuso per deterioramento delle strutture degli arredi, nel 1971 per ristrutturazione e nel 1980 per il sisma del 23 novembre. Lo ‘Stabile’, nonostante la sua tormentata nascita e le sue tormentate rinascite, accompagnate da varie ristrutturazioni, è diventato il punto fermo di riferimento per la cultura a Potenza. “Un’aria di antico spira dalle sue quinte e dai suoi palchi, ma vi si coglie anche il senso della modernità se si pensa al suo frenetico 1900”, ha scritto Lucio Tufano. Al suo progetto parteciparono vari specialisti, a cominciare da rinomati architetti come Errico Alvino (milanese di nascita, ma trapiantato a Napoli) e Giuseppe Pisanti (suo allievo, nato a Ruoti, ad un passo da Potenza). Lo ‘Stabile’ fu progettato sul modello del più antico teatro d’opera in Europa e nel mondo cioè sul modello del prestigioso San Carlo di Napoli. Di quest’ultimo, un grande scrittore francese, Stendhal, ha scritto: “Non c’è nulla in tutta Europa che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la pallida idea. Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita…”. Siccome il teatro potentino è, come abbiamo scritto, un “parente” minore del San Carlo di Napoli (i potentini di una volta lo chiamavano spesso il San Carlino), le parole di Stendhal, di riflesso, valorizzano anche lo ‘Stabile’. Infatti, lo ‘Stabile’ è un piccolo gioiello ottocentesco ed inoltre oggi può vantare una cosa rara: il suo palcoscenico, costruito in abete, mantiene la pedana centrale in pioppo, una delle poche rimaste in pioppo nei teatri italiani!  Nei lavori decorativi del teatro hanno partecipato artisti di scuola milanese e napoletana. Gli stucchi e le decorazioni sono di Luigi Cangiano, la scenografia è di due artisti milanesi: Corazza e Masi. Splendido è il plafond che rappresenta l’Apoteosi di Pitagora. Lo ha dipinto Luigi De Luise, ma il soggetto dell’opera lo ha progettato Vincenzo Marinelli (nativo di San Martino d’Agri), che è stato un prestigioso artista della pittura italiana del 1800. Proprio Marinelli, fu scelto in Grecia dal re Ottone I di Baviera per realizzare ventotto dipinti per la Sala da Ballo del Palazzo Reale di Atene. Ma ritornando allo ‘Stabile’, non possiamo, infine, dimenticare le sue appliques ottocentesche, che illuminano con eleganza lo sfarzoso interno. Sono le stesse che illuminarono il volto del re Umberto I° quando giunse a Potenza per l’inaugurazione del Teatro Stabile. Infine, nel dicembre 2014 lo ‘Stabile’ di Potenza diventa “teatro storico lucano” in base alla legge regionale sullo “spettacolo dal vivo” approvata dal Consiglio regionale della Basilicata. Il teatro ‘Stabile’ di Potenza è, senza ombra di dubbio, il più importante teatro lucano, l’unico teatro storico lucano, l’unico teatro lucano nato appositamente per l’opera lirica. L’unico monumento teatrale di questa regione.

Potentia Review (a cura di Luca Quartana e Mariola Gladysz)

 

Lascia un commento